Più di venti furti d'auto in due mesi tra Barese e Bat, i pezzi trasportati a Cerignola a bordo di furgoni: sgominata banda, 15 indagati
I colpi avvenivano tra Corato e Andria, ma i pezzi, grazie a un 'accordo' con sodali cerignolani, venivano portati in sei depositi nel Foggiano per essere poi smistati sul mercato clandestino. Al gruppo è contestato anche un assalto a un furgone a Bitonto
Avrebbero agito tra il Nord Barese, la Bat e Cerignola, mettendo a segno quasi uno o due furti d'auto a notte: 22 sono in tutto i colpi, in poco più di due mesi, contestati alla banda fermata oggi dai carabinieri con l'operazione 'On the Road'. Quindici persone sono state sottoposte a fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Trani in quanto gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata prevalentemente alla commissione di furti di autovetture ed alla ricettazione e al riciclaggio dei pezzi di ricambio, ma anche di rapine a mano armata in danno di autotrasportatori.
"Un gruppo criminale estremamente spregiudicato e dinamico", sottolineano gli investigatori, "i cui associati sono risultati legati fra loro da stretti rapporti di fiducia, costruiti sull’assidua frequentazione reciproca, sulla parentela e sulle pregresse co-detenzioni carcerarie".
Il sodalizio andriesi-coratini-cerignolani
Il provvedimento scaturisce dalle indagini svolte dalle Sezioni Operative delle Compagnie Carabinieri di Barletta e di Andria che, sotto il coordinamento della Procura di Trani, hanno organicamente documentato - a partire dal mese di marzo 2021 - l’esistenza della banda, operativa tra i comuni di Andria e Corato, ma sostenuta grazie a "un raccordo stabile e “intelligente” con i sodali cerignolani, addetti al riciclaggio e alla ricettazione della refurtiva, la cui inesauribile “domanda” di pezzi di ricambio, alimenta la pressoché quotidiana ricerca di autovetture di recente immatricolazione e prestigiosi marchi, ritenute appetibili e immediatamente negoziabili su quel redditizio mercato clandestino". I quattro soggetti ritenuti promotori dell'attività illecita, andriesi, coratini e cerignolani, avrebbero organizzato il sodalizio "in maniera stabile e professionale, con chiara struttura gerarchica interna, collaudate procedure d’azione e razionale ripartizione dei compiti, secondo un protocollo di impiego standardizzato, ma con incarichi fungibili per lo svolgimento indistinto di funzioni promiscue". Gli investigatori sottolineano anche "la pericolosità e l’invasività dell’organizzazione, nonché la pervicacia criminale e la determinazione collettiva dei singoli associati, che hanno dato prova di estrema duttilità esecutiva e abilità nel superare ogni difficoltà, dimostrando totale freddezza nell’ottimizzazione delle risorse e nell’interazione a distanza, anche quando ricercati da elicotteri delle Forze di polizia durante la commissione dei furti e la “cannibalizzazione” delle vetture".
I ruoli nella banda: ladri, 'tagliatori', ricettatori addetti al trasporto
Secondo quanto ricostruito durante le indagini, all'interno della banda era presente una squadra operativa attiva quasi ogni notte nel territorio della BAT e del nord barese, incaricata dell’esecuzione materiale del furto di 1 o 2 autovetture, poi trasportate nelle campagne di Andria, Barletta e Canosa, anche a “spinta” grazie a una cosidetta “auto muletto”. Intervenivano quindi varie squadre di 'tagliatori' per sezionare e “cannibalizzare” le macchine, le cui carcasse rimangono abbandonate fra gli ulivi o i vigneti. Infine una squadra di ricettatori si occupava di caricare i pezzi in appositi furgoni e li consegnano all’alba presso 6 diversi depositi di Cerignola. Gli investigatori hanno riscontrato anche l'esistenza di "una cassa comune con ampia disponibilità di denaro per la retribuzione dei sodali e per gli investimenti nell’attività illecita, quali l’approvvigionamento di beni strumentali", la presenza di "basi logistiche e nascondigli tra Andria e Corato" e di luoghi convenuti per incontri e rendez-vous durante lo svolgimento delle attività criminali, una cosiddetta “auto veloce”, due furgoni per il trasporto delle componenti meccaniche e di carrozzeria appena sezionate, altre due autovetture per i servizi di “staffetta” lungo i percorsi di consegna dei pezzi e di “bonifica” dei luoghi nei quali operare; targhe rubate o cessate, da apporre sui veicoli usati per la commissione dei reati; armi, strumenti di effrazione e vari cd. “jammer” per inibire i segnali di trasmissione di eventuali microspie e gps collegati ai sistemi antifurto della auto appena rubate.
"22 furti e un assalto in poco più di due mesi"
Nel complesso, gli indagati sono ritenuti a vario titolo gravemente indiziati di aver commesso, in poco più di 2 mesi, 22 furti di autovetture, con contestuale riciclaggio dei pezzi “tagliati” e una rapina a mano armata lo scorso 1 aprile a Bitonto, allorquando sulla provinciale 231, cinque di loro travisati e armati di un fucile a canne mozze, avrebbero sequestrato un autotrasportatore, sottraendo i prodotti alimentari trasportati nel suo furgone frigo.
"Pianificavano un assalto all'ufficio postale"
Inoltre, a motivare l'urgenza con cui la Procura di Trani ha emesso il decreto di fermo a carico degli indiziati - per i quali viene contestualmente richiesta, al GIP del locale Tribunale, l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere - c'è stata anche "la necessità ineludibile di interrompere la pianificazione e l’imminente realizzazione, da parte di alcuni membri del sodalizio, di una rapina a mano armata presso un ufficio postale di Andria, con assalto al portavalori che effettua la consegna del denaro".