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Cronaca Giovinazzo

Inquinamento da percolato nella discarica a Giovinazzo: sequestrati beni per un milione e mezzo di euro, sette indagati

Il provvedimento disposto dal gip del tribunale di Bari a carico della società Daneco srl in liquidazione. Sette le persone indagate per le presunte omissioni nella gestione del percolato che avrebbero provocato la dispersione del liquido nel sottosuolo

Un sequestro preventivo di beni e denaro, del valore complessivo di quasi un milione e mezzo di euro (1 milione 447mila e 623 euro, per la precisione), emesso dal gip del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, è stato eseguito questa mattina dai carabinieri della sezione Pg della Procura di Bari a carico della Daneco impianti srl in liquidazione.

Il provvedimento è stato emesso nell'ambito dell'indagine relativa a presunte irregolarità nella gestione del percolato nella discarica di rifiuti solidi urbani del bacino Ba/2 sita a Giovinazzo, in località San Pietro Fago. Nell'inchiesta risultano indagate sette persone tra legali rappresentanti e amministratori della società, responsabili tecnici e di gestione impianti, capi impianti e coordinatori di area territoriale. La misura cautelare, per l'immediata esecuzione, è stata notificata alle direzioni generali-uffici legali di cinque istituti di credito, nonché alle conservatorie dei registri immobiliari delle undici province interessate, per le trascrizioni. 

I fatti contestati risalgono fino al 27 febbraio 2017, "con eventi ed effetti perduranti - è spiegato in una nota della Procura di Bari - sino all'8 febbraio 2018". Il provvedimento cautelare è scaturito da una indagine partita nell'anno 2016 e conclusasi nel 2018 con gli accertamenti patrimoniali. La Procura, "avvalendosi anche di consulenze chimiche, geologiche ed entomologiche", saberre riuscita a dimostrare, è scritto sempre nella nota, "la commissione del delitto di inquinamento ambientale, causato dall'omessa adozione di ogni utile accorgimento e doverose misure per il contenimento e la gestione del percolato da discarica, parte del quale finiva disperso nel sottosuolo, sino ad attingere la falda acquifera". Ancora, secondo la Procura, "per effetto delle condotte illecite la società gerente conseguiva  un significativo risparmo di spesa, omettendo di sopportare i costi legati all'osservanza delle procedure per lo smaltimento del rifiuti liquido, sostanziandosi in questo il profitto del reato, computato nella predetta somma di denaro".

(foto di repertorio)
 

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