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Cronaca

Immigrato ucciso al Cara, il Collettivo antirazzista: "Una tragedia annunciata"

Le difficili condizioni di vita all'interno del Cara erano state denunciate dai migranti al prefetto al termine di una manifestazione avvenuta lo scorso 23 maggio: "Ma le istituzioni non hanno mai fatto nulla"

"La morte del migrante nel Cara di Bari è una tragedia annunciata più volte, ma le istituzioni non hanno mai fatto nulla per impedirla". Lo evidenzia il collettivo 'anzirazzista-rivolta il debito' di Bari secondo cui a determinare la tragedia sarebbero le "condizioni di vita disumane e di elevato stress psico-fisico del centro". L'organizzazione sottolinea che lo "scorso 23 maggio, al termine della ennesima manifestazione di protesta, i migranti avevano denunciato al prefetto di Bari i rischi che si corrono nel Centro accoglienza richiedenti asilo". "Si tratta - spiegano i membri del collettivo - di un sovraffollamento eccessivo, di condizioni igienico-sanitarie allarmanti, ma anche dei lunghissimi tempi di attesa per conoscere l'esito delle richieste di asilo che, nella maggior parte dei casi, si risolvono con un diniego anche dopo due anni di vane speranze".

Secondo il collettivo, al momento nel Cara di Bari "ci sono 1.300-1.400 persone, a fronte di una capienza di circa 700-800. E questo fa sì che la tensione tra le varie etnie presenti nel centro, salga ogni giorno di più". "A questo - proseguono - si aggiunga la disperata ricerca dei soldi per pagare gli avvocati che si occupano dei ricorsi contro il diniego, e non è difficile immaginare come si possa arrivare a oggi". "I migranti sono lasciati soli dalle istituzioni", denuncia ancora il collettivo ricordando che "si sta verificando la stessa situazione causata dalle emergenze Tunisia e Libia, quando i migranti in Puglia non ricevevano risposte dalle istituzioni e il primo agosto del 2011 l'esasperazione li portò a quella rivolta che tutti ricordiamo". In particolare, tra le richieste dei migranti c'é il permesso di soggiorno temporaneo, che "permetterebbe loro di circolare liberamente in Europa e raggiungere i loro parenti in altri Stati dove poter lavorare". All'interno del Cara, riferisce infine il collettivo antirazzista che ha sentito un migrante pakistano residente nel centro, "ognuno se ne sta per i fatti suoi, ma la tensione rimane alta".
(ANSA)

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