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Inaugurato l'anno accademico dell'Università, il rettore Bronzini: "Sbagliato accentrare tutto sulla pandemia. La ricerca ora protagonista"

Ospite principale della cerimonia, tenutasi questa mattina al Teatro Piccinni, il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che ha tenuto una lectio magistralis sui sistemi matematici complessi

"Sbagliato accentrare tutto sulla pandemia. Bisognava iniziare molto prima a prendere atto delle consapevolezze che ha portato questo periodo". Ci tiene a scindere dal quadro dell'attualità la definizione di 'complessità', che fa da titolo alla cerimonia, il rettore dell'Università degli studi di Bari 'Aldo Moro', Stefano Bronzini. Un aspetto che ribadisce non solo durante il suo intervento per l'inaugurazione dell'anno accademico 2021-2022 dell'Ateneo, ma anche a margine della cerimonia tenutasi questa mattina al Teatro Piccinni di Bari. Durante la quale ha invece voluto sottolineare il ruolo da assoluta protagonista della ricerca, che anche grazie alla pandemia è "tornata ad occupare le prime pagine dei giornali" ha ricordato il Magnifico.

La cerimonia di inaugurazione

All'avvio della cerimonia - a cui erano presenti rappresentanti istituzionali amministrativi (grande assente la Regione Puglia, nonostante fosse atteso l'assessore Leo), politici, accademici, religiosi e delle forze dell'ordine - il rettore ha voluto subito presentare il grande ospite, purtroppo impossibilitato ad essere in presenza nel rinnovato teatro barese a causa di una complicanza dell'ultimo minuto: il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che collegato dal suo computer ha tenuto una lectio magistralis sui sistemi matematici complessi.

VIDEO | L'intervento del Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi

I primi interventi sono stati riservati a due rappresentanti dei ricercatori e degli studenti, che hanno sottolineato la necessità di provvedere a rimettere al centro l'importanza della ricerca e dello studio, senza concentrarsi esclusivamente sugli obiettivi, che vanno a discapito delle persone. "Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza se, da un lato, avrebbe potuto rappresentare una svolta decisiva per ridare vita alla ricerca pubblica, dall’altro, ha riportato in luce i problemi, ormai radicati, di un sistema universitario da troppo tempo considerato il fanalino di coda del nostro Paese - hanno ricordato - L’investimento nella ricerca legato a singoli progetti e obiettivi non fa che contribuire alla precarizzazione delle carriere universitarie, rafforzando la logica per cui le ricercatrici e i ricercatori sono solo un semplice strumento, non una reale risorsa. Inoltre, l’ingente aumento dei percorsi di dottorato innovativi, sviluppati in base alle esigenze delle
imprese e dei privati, costituisce un ulteriore passo nel processo di aziendalizzazione che colpisce le università pubbliche ormai da più di un decennio".

Poi è stata la volta di Francesco Silecchia, in rappresentanza dei tecnici amministrativi ed esperti linguistici dell'Ateneo, che ha ricordato come nel periodo pandemico il personale abbia permesso di mantenere i servizi attivi ed efficienti sia da remoto che in presenza. "L’Università di Bari, grazie a politiche attente e rigorose messe in atto negli anni - il suo commento - vanta indicatori di sostenibilità economico finanziaria particolarmente solidi, che consentono un turn over superiore al 100%, a cui si aggiungono i piani straordinari per il reclutamento dei docenti e del personale tecnico amministrativo"."Eppure - ha aggiunto - paghiamo ancora una progressione di carriera ferma ormai da anni e speriamo che la situazione possa finalmente cambiare". 

Bronzini: "Quando i luoghi della cultura chiudono, inizia il sonno della ragione"

Prima dell'intervento di Elisabetta Todisco, docente di Storia romana - che ha tenuto una lectio magistralis dal titolo 'Prolusione: la complessità delle transizioni' - ha preso parola il rettore Bronzini, che nel suo discorso inaugurale ha ripercorso le tappe che hanno visto la ricerca protagonista, prendendo spunto da un'intervento del 2006 di Franco Cassano, dove il sociologo barese invitava la platea a cercare "di innovarsi continuamente". Cronologia che è passata dall'ottobre 2019, quando l'Università ha approvato "un piano finanziario per lo sviluppo della ricerca - ha ricordato Bronzini - con relazioni tra ambiti e settori diversi, con 1000 studiosi coinvolti, ovvero i due terzi del personale dell'Università, per partecipare a bandi europei". 

Poi un doveroso sguardo al periodo pandemico, che ha costretto l'università a chiudere prima e poi a erogare con la didattica a distanza le sue lezioni. "Per noi la modalità preferita rimane quella in presenza. Quando i luoghi della cultura chiudono, inizia il sonno della ragione. Anche per questo abbiamo scelto di aumentare le borse di dottatoro annuali da 100 a 200, anche grazie alla concertazione tra pubblico e privato". Intervento concluso anche con una citazione, questa volta di Pasolini: "Impegniamoci per non abbandonare quella disperata passione di essere nel mondo".

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