Inchiesta Dec: favori in cambio di appalti, sei opere pubbliche nel mirino
L'indagine avviata dopo l'alluvione del 2005 fa luce sul sistema di "pressioni politiche" e corruzione messo in atto dai fratelli De Gennaro per aggiudicarsi gli appalti del Comune
False certificazioni, varianti in corso d'opera, opere realizzate in maniera difforme da quanto previsto nei capitolati d'appalto a discapito delle misure di sicurezza. Un modus operandi consolidato, retto su un sistema di "pressioni politiche" e di corruzione. E' quanto emerge dall'inchiesta "SubUrbia", l'indagine della magistratura sulle grandi opere pubbliche realizzate a Bari negli ultimi anni, che ha portato ieri all'arresto di sette persone, tra cui i fratelli Daniele e Gerardo De Gennaro, proprietari della società edile "Dec", e di due dirigenti del dipartimento Urbanistica del Comune. Le persone coinvolte nell'inchiesta sarebbero però molte di più: almeno 51, compreso un altro dei De Gennaro, Vito, padre dell'ex assessore comunale Annabella, per il quale il gip ha però respinto la richiesta di arresto e che resta indagato a piede libero.
L'AVVIO DELLE INDAGINI - Le indagini sul sistema illecito messo in piedi dai De Gennaro sarebbero partite subito dopo l'alluvione che colpì Bari nel 2005. In quell'occasione l'acqua del canalone Lamasinata inondò l'ex cava di Maso - nel frattempo trasformata in un parco polifunzionale - mettendo a rischio di staticità le abitazioni del rione Santa Rita. La procura avviò quindi un'inchiesta che ha riguardato tutte le grandi opere pubbliche realizzate a Bari negli ultimi anni, molte delle quali affidate appunto al Gruppo Degennaro.
SEI APPALTI NEL MIRINO - E sono proprio quelle le opere finite al centro dell'inchiesta. Sei appalti in particolare, che sarebbero stati vinti illecitamente dagli imprenditori: i due parcheggi interrati di piazza Giulio Cesare e piazza Cesare Battisti, il centro direzionale polifunzionale del san Paolo, . Nel mirino sarebbero anche le case realizzate in via Pappacena, sempre a Poggiofranco, solo sulla carta riservate alle forze armate, ma diventate in realtà il fulcro di un'ennesima speculazione. il mercato di via Caldarola a Japigia, i giardini di via Matarrese a Poggiofranco, fino al rifacimento della facciata di palazzo di Città
LA COMPLICITA' DEI DIRIGENTI PUBBLICI - Secondo quanto ricostruito dai pm, i De gennaro potevano contare su un'ampia "rete di collusione". Funzionari pubblici e componenti delle commissioni di collaudo veniva corrotti attraverso l'offerta di soggiorni in albergo, la promessa di nuovi incarichi e favori, come la ristrutturazione della casa o l'acquisto di un appartamento a prezzo agevolato.