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Cronaca

Inchiesta Dec, i giudici: "Un 'sistema Degennaro' per pilotare gli appalti"

Il tribunale del Riesame ha ricostruito la rete che avrebbe consentito agli imprenditori di aggiudicarsi appalti pubblici nel periodo 2004-2007, ma ha respinto la richiesta di arresto

Un "sistema" ben organizzato e ramificato, attraverso il quale potevano controllare e orientare l'aggiudicazione degli appalti pubblici. Il tribunale del Riesame di Bari ha riconosciuto l'esistenza di un vero e proprio "sistema Degennaro" che pilotava gli appalti al Comune di Bari. Ma i giudici hanno  respinto la nuova richiesta d'arresto della Procura nei confronti dei fratelli Daniele Giulio e Gerardo Degennaro, nonostante la "sussistenza di un quadro indiziario certamente grave", in quanto è passato troppo tempo perché le esigenze cautelari siano ancora attuali.

L'INCHIESTA DEC - Il procedimento riguarda la realizzazione dei due parcheggi interrati di Piazza Cesare Battisti e Piazza Giulio Cesare e il progetto del centro direzionale al quartiere San Paolo di Bari. Nel marzo 2012 i due fratelli erano stati messi agli arresti domiciliari e poi liberati dopo qualche mese con le accuse di truffa, falso e frode in pubbliche forniture.

LA RICOSTRUZIONE DEL RIESAME - Condividendo l'appello del pubblico ministero che aveva impugnato quell'ordinanza nella parte in cui non riconosceva il reato di associazione per delinquere e aveva chiesto nuovamente l'arresto, il Riesame ha ricostruito "l'ipotizzato sistema Degennaro" che avrebbe consentito al gruppo imprenditoriale di "aggiudicarsi nel corso degli anni (2004-2007) appalti pubblici tutti di rilevante importo finanziario".

I LEGAMI CON I DIRIGENTI PUBBLICI - Gli imprenditori avrebbero agito mediante "la costituzione di una miriade di società tutte collegate e controllate dai fratelli Degennaro, l'utilizzo di legami con coloro che occupano posti chiave nella pubblica amministrazione (Comune di Bari, Regione Puglia, Comando provinciale dei Vigili del Fuoco), l'alterazione dei registri di cantiere e dei verbali di collaudo, la scelta dei direttori dei lavori, l'influenza sulle commissioni di collaudo". "Nel sistema criminale in esame - scrivono i giudici - nulla è lasciato al caso ma tutto viene pianificato e orientato affinché non vi siano ostacoli prima, durante e dopo l'ultimazione dei lavori" con la "creazione di quella rete di funzionari e professionisti fedeli". Di questo presunto "sistema criminale" facevano parte, secondo i giudici, Vito Michele (l'unico nei confronti del quale il Riesame ha disposto la misura interdittiva di due mesi), Daniele Giulio e Gerardo Degennaro in qualità di "promotori, organizzatori e capi dell'associazione", mentre altre sei persone, tra tecnici comunali e dipendenti del gruppo Dec, avrebbero avuto un ruolo di partecipi.

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