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Cronaca

"Destra o sinistra? Conta la coalizione che vince": blitz a Bari e Valenzano, voto di scambio e infiltrazioni criminali in politica

In manette, tra i 19 dell'operazione della Dda, anche la consigliera comunale barese Francesca Ferri e l'ex consigliere regionale e attuale presidente del Foggia Calcio, Nicola Canonico

Non importava se fosse "destra o sinistra" ma la "coalizione che vince" per fare affari, penetrando anche "all'interno del mondo politico" interferendo con i processi democratici delle votazioni alle Comunali, controllando il territorio. E' uno degli elementi principali che sarebbero emersi nel corso del blitz 'Valenza', coordinato dalla Dda di Bari e messo a punto da Squadra Mobile, Digos, Carabinieri (in particolare della Compagnia di Triggiano) nonché Gico e Pef della Guardia Di Finanza, che ha portato all'arresto di 19 persone (di cui 17 in carcere e due agli arresti domiciliari). Tra loro anche la consigliera comunale di Bari Francesca Ferri, il suo compagno Filippo Dentamaro, l'ex consigliere regionale e attuale presidente del Foggia Calcio, Nicola Canonico (ai domiciliari), oltre che al presunto boss Salvatore Buscemi, ritenuto a capo dell'omonimo clan che sarebbe 'propaggine' dei Parisi. Ad emettere le ordinanze (circa 1.100 le pagine redatte), eseguite anche nel Tarantino e a Palermo, è stata la gip del Tribunale di Bari, Rossana De Cristofaro. Le indagini sono state coordinate dai pm Fabio Buquicchio e Michele Ruggiero. 

Il blitz alle prime luci dell'alba: i nomi degli arrestati

Un'inchiesta complessa che si articola in due filoni: il primo (che coinvolge 15 destinatari delle misure) vedrebbe 10 degli arrestati parte di una presunta associazione a delinquere di tipo mafioso attiva a Valenzano che, anche con l’uso della violenza e delle armi, avrebbe imposto le proprie volontà anche attraverso estorsioni, usura, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. Un ramo dell'inchiesta che coinvolge Buscemi ritenuto affiliato al cassanese Ottavio Di Cillo (anche lui arrestato) e a sua volta considerato uomo vicino al clan Parisi.

Il secondo filone, invece, riguarderebbe 4 degli arrestati per un presunto scambio elettorale politico-mafioso e quello che gli inquirenti ritengono essere un' associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. In particolare, sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori, vi sono le Comunali di Bari del maggio 2019 e quelle di Valenzano del novembre dello stesso anno.

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Nel primo caso, Francesca Ferri e il suo compagno Filippo Dentamaro sarebbero tra i promotori di un'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Il 'costo' dei voti in favore di Ferri si sarebbe aggirato tra i 25 e i 50 euro: l'esponente politica risultò quindi eletta con la lista Sport per Di Rella all'opposizione, per poi passare in un secondo momento alla maggioranza divenendo capogruppo di Italia Popolare. Il compagno di Ferri, per gli investigatori, avrebbe avuto rapporti di frequentazione con il capoclan Buscemi e in particolare avrebbe anche contratto un debito da quest'ultimo. E proprio questo tipo di reato sarebbe uno dei business più importanti del clan Buscemi assieme alla droga (e alle slot), non lesinando di "imporre la propria volontà a chiunque" anche con metodi violenti. 

Il ruolo di Canonico, secondo la Procura, sarebbe stato quello di "garante" per via del suo "prestigio politico e della caratura pubblica" con riferimento alla competizione elettorale per il capoluogo. Sarebbe stato colui che "risolveva le piccole contese che insorgevano tra promotori e associati" e avrebbe anche "garantito la copertura del debito per selezionare e pagare i portatori di voti", "sanando anche i contrasti". Vi sarebbero stati anche dei summit in casa di Canonico che sarebbero riferibili al contenuto delle indagini.  Ai tre si aggiungerebbero altre 7 persone considerate "portatori di voti" e che avrebbero individuato, contattato e reclutato quanti più elettori possibili dai quali comprare il consenso.

Il ruolo di Ferri e del compagno sarebbe stato anche fondamentale per le elezioni di Valenzano avvenute qualche mese dopo, procacciando "voti della malavita", secondo quanto individuato attraverso alcune intercettazioni. L'obiettivo sarebbe stato quello di eleggere in Consiglio alcuni candidati che avrebbero favorito alcuni provvedimenti: gli inquirenti fanno riferimento a una modifica del piano regolatore comunale per rendere edificabili alcuni terreni riconducibili a Buscemi. La strategia avrebbe previsto consiglieri da piazzare in Maggioranza e Opposizione in modo da "tirare la catena", avrebbe detto il compagno di Ferri durante un dialogo con Buscemi, se non fossero stati eseguiti i piani preventivati. 

Dai discorsi captati dagli inquirenti emergerebbe un atteggiamento "senza freni" di Ferri che avrebbe avuto l'intenzione di presentarsi anche alle Regionali 2020. Uno schema complesso con "collettori di voti" schedati per mappare il territorio e verificare se la promessa del voto fosse stata mantenuta non esitando a utilizzare telefoni dedicati e poi buttati via per quello che il pm Ruggiero ha definito una "pianificazione scientifica" per evitare di essere a loro volta 'raggirata' da chi non avrebbe poi portato il voto. Per il procuratore di Bari, Roberto Rossi le investigazioni hanno ricevuto un contributo fondamentale grazie alle intercettazioni: "Il fascicolo è stato avviato nel 2016 e non abbiamo perso un singolo giorno. Non saremmo riusciti a fare l'inchiesta se, per questo tipo di reati, fosse stata applicata la riforma Cartabia perchè saremmo stati obbligati a comunicare agli indagati l'esistenza stessa delle indagini".

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