Cinquemila test rapidi e 8 postazioni per il personale medico Asl: parte dal Di Venere l'indagine epidemiologica sul Covid
Nel presidio a Carbonara sarà installata la prima postazione - delle 8 messe in campo - 'Point of care testing'. L'esame consiste nella 'lettura' con un reagente di una goccia di sangue
I primi 5mila kit sono pronti, insieme 8 postazioni 'Point of care testing-Poct' per l'avvio dell'indagine epidemiologica anti-Sars Cov2 nella ASL Bari. Dopo l’avvio della ricerca sul personale del 118, con circa 700 test rapidi cromatografici in via di somministrazione, ora il campo d’indagine si allarga su base volontaria a tutto il personale degli ospedali, in modo da sondare e valutare l’effettiva circolazione del virus.
La prima postazione Poct è stata posizionata nell'ospedale Di Venere a Carbonara (anche a servizio del Ppa di Triggiano), mentre gli altri sette saranno consegnati la prossima settimana ai presidi San Paolo-Bari, Altamura, Molfetta, Corato, Monopoli, Putignano e Terlizzi. Una volta completato il dispiegamento di tutti i POCT e dei kit, forniti dalla Protezione Civile regionale, si potrà avviare l’analisi. I campioni sierologici saranno raccolti dai medici competenti dei singoli ospedali, coordinati dal dr. Franco Polemio, responsabile del Servizio di Sorveglianza Sanitaria e Radioprotezione Medica - Medicina Del Lavoro della ASL Bari.
Come funziona il test
Il test è di facile e rapida esecuzione: basta una gocciolina di sangue posizionata su una piastrina, con l’apposito reagente e l’apparecchiatura ne dà “lettura” in dieci minuti. I risultati vengono poi controllati e validati dai responsabili dei laboratori analisi. "Stiamo sperimentando – spiega Edmondo Adorisio, direttore dell’Unità operativa di Patologia Clinica dell'ospedale - un sistema rapido per la valutazione delle immunoglobuline di classe G e M specifiche per il Covid-19, con metodica in immunofluorescenza. E’ il primo sistema di Poct in Italia dedicato alla ricerca del virus del Covid-19 e la Asl Bari è la prima ad impiegarlo su vasta scala e in rete, con la possibilità di validare gli esiti in remoto, oltre che nei singoli laboratori. Avere un sistema di tipo semi-quantitativo significa non solo individuare la presenza delle immunoglobuline, ma anche poterne misurare la quantità. Soprattutto si tratta di un’indagine valida a fini epidemiologici, perché possiamo analizzare la popolazione sanitaria e, quindi, migliorare i livelli di sicurezza degli ospedali".
Test rapidi utilissimi, insomma, per andare alla ricerca delle tracce del virus proprio nei luoghi e nei soggetti più esposti. E con la prossima consegna di altri 5mila test dalla Protezione Civile, per un totale di 10mila, la ASL Bari potrà ampliare ulteriormente il campo d’indagine, passando dagli ospedali a tutte le altre strutture sanitarie e, sempre su base volontaria, anche a tutti i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale.
"Stiamo avviando un’indagine epidemiologica - spiega il direttore generale Antonio Sanguedolce – per valutare, così come previsto dalle linee guida della Regione Puglia, quanto il virus ha circolato o sta circolando nella popolazione asintomatica dei dipendenti della Asl Bari. Per fare ciò, correttamente, stiamo impiegando dei test rapidi di natura sierologica che consentono di individuare le IgG e IgM nel sangue. Queste sigle indicano gli anticorpi prodotti nella fase iniziale dell’infezione o più tardivamente e che, grazie a questo test, si ritrovano nel sangue come 'un’impronta', più o meno recente, dell’avvenuto contatto con il virus. Tale metodologia ci aiuta a valutare la diffusione del virus e, in base ai risultati, ad adottare misure di contrasto specifiche. Non serve quindi a fare diagnosi, per questa si utilizza il 'tampone', che è un esame diagnostico finalizzato a individuare, su soggetti sintomatici o entrati in contatto stretto con casi positivi, la presenza del virus nel materiale biologico prelevato nel naso e nella gola. Strumenti e finalità diverse – conclude Sanguedolce – che, com’è evidente, vanno utilizzati in maniera appropriata".
L'Opi Bari a favore dei test sul personale
Sul tema è intervenuto nel pomeriggio anche gli Ordini delle professioni infermieristiche-Opi di Bari. “Sottoscriviamo la lettera aperta firmata dai medici dell'Università degli studi di Bari, con in testa il Preside della Scuola diMedicina, Loreto Gesualdo, sulla opportunità di proseguire con lo screening su tutti gli operatori sanitari per tutelare gli stessi dalle infezioni di Covid 19" dichiara il presidente dell'Opi Bari, Saverio Andreula, all'indomani dell'invio del documento unitario dei medici con il quale si contesta la decisione della Regione Puglia di far sospendere l'effettuazione dei tamponi agli operatori sanitaried in particolare al Policlinico di Bari. La procedura adottata, scrivono i medici, deve proseguire perché lo screening degli operatori sanitari, oltre a tutelare gli stessi, rappresenta una forma di garanzia a tutela della salute di tutti i pazienti, soprattutto i più fragili che sono esposti alle gravi conseguenze dell’infezione. “Non solo condividiamo la richiesta dei medici– ribadisce Andreula –memori da esperienze che hanno evidenziato l’utilità dello screening, ma ci preme ricordare che siamo stati i primi, già nel mese di marzo, a chiedere che fossero effettuati tamponi a tappeto a tutti gli operatori sanitari, perché la sicurezza di chi sta lavorando inprima linea in questa emergenza, è sempre stata prioritaria. Solo aumentando il numero di tamponi, anche nella popolazione, sarà possibile garantire la sicurezza degli operatori sanitari e contribuire al contenimento del contagio da Covid 19".