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Cronaca Japigia / Via Peucetia

L'arsenale della mala in un appartamento: armi nascoste nelle pareti e microcamere per sorvegliare la zona

Il blitz della Squadra mobile in un'abitazione popolare di via Peucetia, a Japigia. In manette padre e figlia, 'insospettabili'

Sette pistole, una mitragliatrice completa di due caricatori e silenziatore, oltre duecento proiettili di vario calibro. E ancora, un giubbotto anti proiettile, 2,5 grammi di cocaina, con relativa documentazione 'contabile' legata all'attività di spaccio, e 26mila euro in contanti. Un vero e proprio arsenale "dall'alta potenzialità offensiva", scoperto dagli uomini della Squadra mobile di Bari in un alloggio al quarto piano di uno stabile popolare in via Peucetia, a Japigia.

Le fibrillazioni nel quartiere e le indagini della polizia

L'operazione condotta dagli agenti della Mobile, guidati dal dirigente Annino Gargano, si inserisce in una serie di controlli e stampa-6sequestri già operati sul quartiere a partire da gennaio scorso, quando l'omicidio Barbieri segna di fatto l'inizio di una nuova 'guerra' di mala, scaturita probabilmente da contrasti interni al clan Parisi e legata al controllo dello spaccio. Da allora sono diverse le operazioni messe a segno dalla polizia: dall'arresto del gruppo di fuoco, armato fino ai denti, bloccato la sera del 27 aprile scorso nel quartiere, al sequestro dei box adibiti a nascondiglio dei clan in via Appulo, per arrivare al sequestro odierno.

Arrestati padre e figlia "insospettabili"

L'arsenale era custodito nell'appartamento occupato da un 54enne, Giovanni Diomede, con piccoli precedenti penali (condotto in carcere) e da sua figlia Serafina, 28 anni, incensurata (ai domiciliari). Tecnicamente, per gli investigatori, due "insospettabili": nessun precedente per associazione mafiosa, il loro nome non era mai comparso nelle indagini sui clan (con il clan Diomede di Carrassi solo un'omonimia, ma nessun legame di alcun genere). L'ipotesi, dunque, è che l'abitazione dei due fungesse da 'cupa' per qualche gruppo criminale della zona: per chi e in che modo, saranno le indagini a stabilirlo.

Armi nelle pareti e microcamere per sorvegliare la zona

Quel che è certo, è che l'appartamento era accuratamente sorvegliato. Nell'abitazione gli agenti della Mobile hanno sequestrato infatti tre microcamere capaci di effettuare registrazioni audio/video, controllate da remoto attraverso un cellulare, di cui una nascosta in una fioriera sul balcone. Gli 'occhi elettronici' erano posizionati in maniera tale da controllare a 360 gradi sia la strada che lo stesso ingresso dello stabile, così come anche il cortile interno. Le armi, invece, insieme alla droga e al denaro, erano custodite in nascondigli ricavati nelle pareti dell'abitazione: alcune completamente 'murate', altre, di più immediato uso, riposte in vere e proprie 'cassettiere' realizzate nel muro e nascoste da mobili e pensili. Ma altre telecamere nascoste sono state rinvenute in un locale realizzato abusivamente al piano terra di un altro immobile popolare poco distante, utilizzato come abitazione da un soggetto già noto alle forze dell'ordine, e vicino a gruppi criminali della zona (la sua posizione è oggetto di ulteriori indagini).

VIDEO: LE ARMI NASCOSTE NELLE PARETI

Gli omicidi di Japigia e le perizie sulle armi 

Le indagini dovranno dunque stabilire il ruolo degli arrestati e la loro eventuale appartenenza ad una delle due fazioni criminali in lotta nel quartiere, mentre gli accertamenti balistici serviranno a capire se le armi siano state utilizzate per i recenti fatti di sangue avvenuti nel rione. Complessivamente, nell'appartamento di Diomede sono state sequestrate quattro pistole semiautomatiche cal.9 mm. e tre pistole a tamburo “Smith & Wesson”, mod. 357 Magnum (tre delle pistole avevano la matricola abrasa ed erano dunque armi clandestine), una pistola mitragliatrice di fabbricazione israeliana “UZI”, cal. 9 mm., completa di due caricatori e dall’alto potenziale di fuoco, nonché un silenziatore e oltre 200 proiettili di vario calibro tra cui anche 20 proiettili cal. 7,62 mm. per arma automatica tipo “kalashnikov”. Tra i proiettili sequestrati, dunque, anche alcuni 'compatibili' con le armi utilizzate nei recenti fatti di sangue avvenuti a Japigia.

"Arsenale dall'alta potenzialità offensiva sottratto alla criminalità"

Presentando in conferenza stampa l'operazione, il questore di Bari, Carmine Esposito, ha evidenziato l'alta "potenzialità offensiva" delle armi "sottratte alla criminalità" con il sequestro. Il capo della Squadra Mobile di Bari, Annino Gargano, ha sottolineato i risultati delle attività di controllo finora messe in atto sul quartiere della polizia, al fine di 'disarmare' i clan e prevenire ulteriori fatti di sangue. Il sequestro di armi a casa di 'insospettabili', così come il sequestro di 'covi' della malavita, dimostra, ha evidenziato Gargano, "che i gruppi che si stanno contrapponendo sul territorio hanno bisogno di nascondigli e di luoghi di pianificazione delle attività criminose". 


 

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