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Cronaca

Paghe da fame e lavoratori costretti a vivere come le bestie: scacco al caporalato in Puglia e nel Barese

Cinquantuno gli arresti complessivi di cui 9 nella provincia di Bari, ad opera dei Carabinieri: numerosi i blitz effettuati nel corso dell'estate. Nel mirino non solo le aziende agricole

Cinquantuno arresti in tutta la Puglia, di cui 9 nel Barese dove sono state denunciate anche 55 persone con un ammontare, tra sanzioni e ammende, di oltre 1,3 milioni di euro: sono i dati che emergono dall'operazione su larga scala condotta dal Comando Legione Carabinieri 'Puglia in collaborazione con i Comandi provinciali e del Nucleo di tutela del lavoro a contrasto dello sfruttamento e del caporalato nella regione. Uno spaccato di soprusi e vera e propria schiavitù per braccianti costretti ad accettare paghe da fame e a vivere in container o 'tuguri', talvolta anche bevendo dalle stesse vasche destinate agli animali, senza ferie né giorni di pausa. 

Il generale Manzo: "Ottenuti risultati importanti"

I controlli, approfonditi da inizio anno, vedono 51 arresti complessivi, di cui 33 solo nel Tarantino, territorio dove sono stati registrati i risultati più importanti. Nel Barese, invece, numerose operazioni grazie alla task force attiva nella Compagnia di Monopoli che, con l'utilizzo di droni e perlustrazioni sul territorio, ha potuto concludere operazioni di rilievo, soprattutto dal mese di giugno. Tra queste, si segnalano la scoperta di braccianti pagati 70 centesimi l'ora a Poggiorsini, due stranieri sfruttati in cambio di retribuzioni misere in un'azienda agricola di Gioia del Colle e i tre extracomunitari in un mattatoio privato, costretti a vivere in container. Complessivamente, tra Bari e provincia, sono stati scoperti 264 lavoratori sfruttati, di cui 109 stranieri e 8 clandestini.

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"Condizioni di vita inaccettabili e disumane"

"Abbiamo costituito una task force composta da Carabinieri - ha spiegato il Comandante della Legione Puglia, il generale Alfonso Manzo - con il Nucleo Tutela del Lavoro, unito le esperienze tradizionali con la capacità tecnica della materia. In questi tre mesi abbiamo conseguito risultati che normalmente si verificano in un anno. Un terzo di questi arresti in flagranza riguarda imprenditori che sfruttavano malamente i lavoratori. E' stato acceso un riflettore su un settore come la pastorizia in cui il personale viveva in condizioni peggiori, alla stregua degli animali che governavano. Sono condizioni inaccettabili. La legge sul caporalato, che funziona molto bene, ci dà gli strumenti per intervenire. I nostri uomini hanno fatto la stessa vita dei braccianti, con partenza alle 3 del mattino, monitoravano le attività sui campi di lavoro e intervenivano. Quest'attività ha salvaguardato tutti coloro che hanno agito nel rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori. E' un monito - ha concluso il generale - per chi non segue la strada della legalità". Per il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Fabio Cairo, "il fenomeno del caporalato è trasversale interessa anche aziende di altri settori, non solo agricoli. Aver potuto operare con i droni ha consentito di effettuare un'attività a distanza senza compromettere le investigazioni, potendo accertare che questi lavoratori erano impiegati in condizioni disumane e costretti a vivere con le stesse bestie".

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