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Cronaca

Scandalo lebbrosario, l'ex direttore si difende: "Ricattati dai pazienti"

L'ex dirigente della Colonia hanseniana di Gioia, arrestato con l'accusa di truffa insieme al reggente del Miulli don Laddaga, giustifica così le spese 'folli' sostenute dall'ente: "A comandare erano i pazienti"

Nel lebbrosario di Gioia del Colle a comandare e a decidere erano i pazienti. E' quanto emerge dall'interrogatorio di garanzia dell'ex direttore amministrativo della Colonia hanseniana, il 64enne Saverio Vavalle, arrestato lo scorso 20 settembre insieme all'ex reggente del Miulli don Mimmo Laddaga con l'accusa di truffa alla Regione, che ha raccontato ieri la sua verità sulla vicenda relativa alla gestione del lebbrosario davanti al gip del Tribunale di Bari Giovanni Abbattista e al pm titolare dell'indagine, Renato Nitti.

"RICATTATI DAI PAZIENTI" - Secondo la versione fornita dal Vavalle, la struttura era di fatto nelle mani dei pazienti. Gli ospiti, secondo quanto riferito dall'ex direttore, ottenevano tutto quello che chiedevano, altrimenti protestavano pesantemente. "In alcune occasioni - avrebbe detto - avrebbero persino fatto trasferire un caposala poco gradito e influenzato nomine di primari". Vavalle avrebbe inoltre raccontato di essere a conoscenza del fatto che i pazienti distribuivano le derrate alimentari a parenti e amici (uno dei dati emersi dalle indagini è proprio l'acquisto di beni alimentari in quantità sproporzionata rispetto al numero e alle necessità dei pazienti, ndr). Un sistema consolidato di sprechi e abusi, che per anni - questa la linea difensiva - Vavalle avrebbe cercato di sconfiggere. Assistito dall'avv.Alessio Carlucci, Vavalle ha anche depositato documentazione con foto di carrelli pieni di cibo, tra cui anche frutti di mare crudi.

LA DIFESA DI DON LADDAGA - Dopo Vavalle è stato interrogato don Laddaga, difeso dall'avv. Vito Mormando, il quale ha spiegato di non essere responsabile dei bilanci dell'Hanseniano perché non sarebbe stato lui a gestire le questioni amministrative.
 

LE ACCUSE DI TRUFFA - Vavalle e don Domenico Laddaga sono accusati di aver truffato la Regione percependo finanziamenti non dovuti per oltre due milioni di euro. Per garantirsi i fondi avrebbero gonfiato i bilanci con spese eccessive e ingiustificate, come l'acquisto di beni alimentari in quantità sproporzionata rispetto alle reali necessità dei pazienti o non compatibili con i loro bisogni nutritivi. Gli indagati avrebbero inoltre ottenuto il rimborso di fatture per l'esecuzione di lavori edilizi di manutenzione straordinaria della struttura sanitaria senza la preventiva autorizzazione della Regione Puglia, proprietaria dell'immobile. I manager aveva anche certificato la regolare esecuzione dei lavori nonostante non corrispondessero alle offerte-preventivo presentate dalla ditta esecutrice con sede in Acquaviva delle Fonti.

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