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Cronaca

Marò in Italia per Natale, decisione rinviata. Ma il procuratore del Kerala si oppone

Rinviata a domani la decisione dei giudici sulla licenza di due settimane per permettere ai due fucilieri di trascorrere a casa le feste di Natale. Contrario procuratore generale dello Stato indiano: "Potrebbero non tornare"

La decisione dei giudici indiani sulla licenza di due settimane chiesta dall'Italia per permettere ai due marò di trascorrere a casa le festività natalizie è stata rinviata a domani. Oggi il governo indiano ha fatto sapere che non si opporrà alla concessione del permesso nel caso in cui il tribunale del Kerala accolga la richiesta italiana, ma le voci contrarie al rilascio della licenza sono comunque molto forti.

Ad opporsi alla richiesta italiana è stato oggi il procuratore generale dello Stato indiano del Kerala, che intervenendo nel dibattito nell'aula 5B dell'Alta Corte del Kerala a Kochi dopo i legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha ricordato che in Italia la Procura di Roma ha aperto un' inchiesta per omicidio nei confronti dei due fucilieri del San Marco. Il timore infatti è quello che, una volta in Italia, i due marò possano non fare più ritorno in India. A riportare l'intervento del procuratore del Kerala è l'agenzia Ansa. "Non è plausibile 'My Lord' - ha detto rivolgendosi al giudice P.Bhavadasan - che un magistrato locale ne disponga il fermo e quindi la proibizione a tornare in India?". In questo caso, ha aggiunto, "la crisi giudiziaria si trasformerebbe in una crisi politica i cui riflessi sarebbero tutti a carico dello Stato del Kerala". Ali ha ricordato con foga che "qui siamo davanti ad un processo per l'uccisione di due pescatori indiani" e pur non arrivando a mettere in discussione il valore delle garanzie presentate dal console generale di Mumbai Giampaolo Cutillo a nome della Repubblica italiana per un ritorno dei marò alla fine della 'licenza', ha però avanzato l'ipotesi che "dietro la richiesta vi sia un retropensiero" mirante a far saltare il processo in India. Il legale ha poi sostenuto che "la sola argomentazione della necessità di partecipare a cerimonie religiose con i famigliari ed amici in Italia" non è sufficiente a suo avviso per far accettare la domanda di espatrio. "Visto fra l'altro che migliaia di credenti vengono a trascorrere le festività natalizie qui da noi nello Stato cristiano del Kerala - ha esclamato - perché mai i parenti ed amici non possono venire a trovarli a Kochi? Magari a nostre spese?". Per tutte queste ragioni, ha concluso, "ribadiamo il nostro no alla concessione dell'autorizzazione ai marò a recarsi in Italia", sottolineando che "trattandosi di una richiesta di licenza per motivi familiari e non una modifica delle condizioni della libertà dietro cauzione, l'Italia avrebbe dovuto utilizzare il canale diplomatico e non quello giudiziario".

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