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Cronaca

Marò a processo, "Accordo governo-polizia per la pena di morte"

Secondo quanto riportato da un quotidiano locale, il ministero dell'Interno indiano sarebbe pronto a dare alla Nia il via libera per presentare un rapporto sulla vicenda utilizzando una legge che prevede la pena di morte. L'ipotesi era già emersa qualche setttimana fa, ma era stata smentita sia dal governo italiano che da quello indiano

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rischierebbero la pena di morte. L'ipotesi era già emersa qualche settimana fa, ma era stata subito smentita sia dall'Italia che dall'India. Oggi però la stampa indiana torna a parlarne, facendo riferimento ad un presunto accordo tra governo e polizia investigativa indiana (Nia), che nei prossimi giorni dovrebbe presentare il rapporto contenente i capi d'accusa a carico dei due fucilieri pugliesi.

In particolare, secondo quanto riportato oggi dal quotidiano locale Hindustan Times, che cita un alto responsabile governativo che ha chiesto di non essere identificato, la Nia starebbe per ricevere il via libera da parte del ministero dell'Interno per utilizzare, nelle accuse ai due marò, una legge indiana per la repressione della pirateria che prevede la pena di morte.

Dopo aver segnalato l'incontro avvenuto ieri fra i ministri degli Esteri e della Giustizia, Salman Khurshid e Kabil Sibal, con quello degli Interni, Sushil Kumar Shinde, il giornale cita l'alto funzionario governativo per il quale "un accordo è stato raggiunto per autorizzare la Nia (National Investigation Agency) a presentare il rapporto accusatorio in base alla sezione 3 della Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale (SUA Act)". Tale sezione, che la Nia e' pronta ad utilizzare, prevede che chi "causa la morte di una qualsiasi persona sara' punito con la morte".

La situazione e' entrata in fase di stallo tempo fa, si dice ancora, per l'esistenza di una assicurazione da parte del governo fornita dal ministero degli Esteri indiano all'Italia che il caso dei marò non rientrava fra quelli "rarissimi" a cui e' applicabile la pena di morte. Ma il giornale dice di avere appreso che l'autorizzazione alla Nia per incriminare i due fucilieri di Marina "ora può arrivare ad ogni momento". Il quotidiano scrive infine che dalle sue indagini la Nia ha rilevato che i marò non lanciarono avvertimenti, non utilizzarono altoparlanti, nè spararono in aria prima di colpire i due pescatori a bordo del St.Antony in avvicinamento.

Tuttavia le notizie riportate dall'Hindustan Time sembrerebbero essere smentite da quanto scritto sempre oggi da un altro quotidiano indiano, il Mail Today, secondo il quale la decisione su come portare avanti il caso dei Fucilieri di Marina italiani "è in un limbo".  Anche il Mail Today fa parlare "fonti anonime" del Ministero dell'interno dopo il vertice ministeriale di ieri presieduto dal ministro dell'Interno Sushil Kumar Shinde. E contrariamente alla perentorieta' di una decisione gia' acquisita evocata dalla fonte consultata dall'Hindustan Times, Mail Today propone un'altra "verita'" sulla intricata vicenda. "Non possiamo dare una autorizzazione alla Nia per l'incriminazione - ha spiegato il responsabile ministeriale - fino a quando non riceveremo un parere legale che stiamo aspettando". Nella sua sentenza del 18 gennaio 2013, la Corte Suprema aveva comunque chiaramente indicato quali erano i quattro strumenti e leggi che avrebbero dovuto essere presi in considerazione per il processo, tra le quali non figura il Sua Act che ora la Nia vorrebbe utilizzare.

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