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Cronaca

Medicina, matricole in aula a novembre: "Mancano docenti, aule insufficienti"

Dopo i ritardi seguiti alla riammissione degli studenti vincitori del ricorso al Tar, permane il problema degli spazi. Gli insegnanti contrari ai corsi in videoconferenza. Bando dell'Ateneo per 40 nuovi professori

Ritardi già tangibili e disagi da mettere in conto, ma nonostante tutto, i corsi del primo anno di Medicina per il 2014-2015, salvo sorprese, dovrebbero partire il prossimo 4 novembre. L'Università di Bari ha così fissato un punto dopo le polemiche delle scorse settimane, a seguito della riammissione degli studenti vincitori del ricorso al Tar seguito al caso del plico 'manomesso' rinvenuto durante i test d'ingresso. Il numero degli iscritti ha raggiunto la quota 'monstre' di 620, quasi tre volte rispetto ai 238 ammessi dopo le prove, con tutto il corollario di conseguenze sulla didattica e l'utilizzo degli spazi. Per sopperire al risicato numero di docenti, l'Università ha indetto un concorso per assumerne altri 40, ma il problema principale è rappresentato dalla mancanza di aule per coordinare lezioni ed esami.

La soluzione potrebbe arrivare dalla tecnologia, ma non tutti sembrano d'accordo: "Ci sono resistenze - afferma Alessandro Castellano, coordinatore di Link Bari - da parte dei docenti per le lezioni in video conferenza", che, secondo molti, significherebbe ingestibilità dei ragazzi e nello svolgimento del corso. In ogni caso, sembra ormai certo l'avvio dei corsi, almeno per 3 materie, Antropologia, Informatica e Relazione medico-paziente

"L'Università - prosegue Castellano - sta provando a trovare una soluzione, ma il problema fa riemergere la questione del numero chiuso negli atenei: tutti gli studenti devono avere diritto a seguire le proprie aspirazioni e, allo stesso tempo, valutati nel percorso di studi. Di conseguenza, gli atenei devono dotarsi di strutture e mezzi adeguati. In questo caso, il rischio è quello di creare una distinzione tra coloro che hanno sperato il test e i riammessi. Non devono essere gli studenti - conclude - a pagare colpe non loro".

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