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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Istigò pregiudicati a minacciare architetto per farsi restituire un credito": chiesto processo per medico barese

Chiesto il rinvio a giudizio per il medico barese Giuseppe Garofalo, 61 anni, e per Donato Maurizio Di Cosmo, 46 anni, attualmente collaboratore di giustizia, e Davide Genchi, 27 anni, ritenuti vicini al clan Anemolo

Avrebbe istigato due pregiudicati a minacciare un architetto per costringerlo a chiudere una controversia civile relativa alla restituzione di una caparra di 360 mila euro, versata anni prima per l’acquisto di un immobile a Bari: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per il medico barese Giuseppe Garofalo, 61 anni, e per Donato Maurizio Di Cosmo, 46 anni, attualmente collaboratore di giustizia, e Davide Genchi, 27 anni, ritenuti vicini al clan mafioso Anemolo di Bari. I tre rischiano un processo per tentata estorsione in concorso.

Le indagini sono coordinate dalla pm Grazia Errede. Secondo gli investigatori la vicenda avrebbe avuto inizio nell’agosto 2011, quando l’architetto barese Pierluigi Uva, legale rappresentante di una società di costruzioni, stipulò con il medico e sua moglie, avvocatessa barese, un accordo di compravendita e poi un contratto preliminare notarile, ottenendo complessivamente 360 mila euro come caparra sull’importo totale di 850 mila euro per l’acquisto di una villa, poi sceso a 600 mila euro. La vendita, però, non si conclude e ne nasce, a partire dal giugno 2013, una controversia per la restituzione della caparra che trascina Uva, assistito dall’avvocato Nicola Oberdan Laforgia, prima davanti al Tribunale penale con le accuse di truffa e appropriazione indebita (assolto nel giugno 2019) e poi davanti ai giudici civili (condannato nel febbraio 2021 al pagamento delle somme dovute).

Prima che il processo civile si concludesse, però, al termine di una delle udienze, il 23 ottobre 2019, l’architetto sarebbe stato avvicinato davanti al Tribunale da Genchi il quale gli avrebbe intimato "di chiudere il contenzioso con il dottore", fissando un incontro per il 29 ottobre successivo al quale avrebbero partecipato lo stesso Genchi, l’allora sodale Di Cosmo e il medico. Nella memoria difensiva del medico, assistito dall’avvocato Mario Malcangi, si nega il suo coinvolgimento nelle presunte minacce, "mai - si legge - ha pensato di risolvere la vicenda facendo ricorso a sistemi illegali!", chiarendo che Di Cosmo era da tempo paziente del dottor Garofalo e con lui il medico si era in passato "sfogato", raccontando anche questa vicenda, ma era "certamente all’oscuro" della richiesta estorsiva.

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