Omicidio Labriola, il "rischio aggressioni sottovalutato" e la condanna all'ex dg Asl. I giudici: "Funzioni della sanità piegate a budget"
Depositate le motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dell'ex direttore generale dell'azienda sanitaria Domenico Colasanto. La psichiatra fu uccisa a coltellate da un paziente nel Centro di salute mentale del quartiere Libertà in cui prestava servizio
"Una sottovalutazione del rischio di aggressioni al personale", in parte legata anche a una "impostazione economicistica delle funzioni della sanità, piegate alle esigenze del budget": sono le parole con cui i giudici motivano la sentenza di condanna emessa lo scorso 30 aprile nei confronti dell'ex direttore generale della Asl di Bari, Domenico Colasanto, in relazione al caso dell'omicidio della psichiatra barese Paola Labriola. La dottoressa fu uccisa a coltellate da un paziente nel Centro di salute mentale di via Tenente Casale, al quartiere Libertà, in cui prestava servizio, il 4 settembre 2013.
Secondo i giudici, l'ex dg Asl non avrebbe garantito la sicurezza del centro: Colasanto è stato ritenuto responsabile di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e omissione di atti d'ufficio, e condannato alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione.
"La sottovalutazione del tema della sicurezza sul lavoro e la visione del criterio economico come guida principale dell'azione dei vertici dell'Asl - si legge nelle motivazioni della sentenza, riportate dall'Ansa - ha determinato le scelte di Colasanto di non redigere il documento di valutazione dei rischi dei Centri di salute mentale e di non adottare adeguate misure prevenzionali, così creando le premesse per lasciare privo di adeguati presidi di sicurezza il Csm di via Casale, dove si è verificato il barbaro omicidio della dottoressa Labriola, che esercitava le sue funzioni con abnegazione in un Csm ad alto rischio di sicurezza".
Secondo i giudici, "vi è stata una sottovalutazione del rischio di aggressioni al personale, sia per l'adesione alle teorie basagliane contrarie alla militarizzazione dei Csm, sia per l'impostazione economicistica delle funzioni della sanità, piegate alle esigenze del budget, che denota la principale preoccupazione di molti manager pubblici della sanità, ossia l'equilibrio di bilancio, piuttosto che la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori".