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Cronaca

Omicidio Mizzi, nelle dichiarazioni di un pentito una diversa ricostruzione dell'agguato

Il 39enne di Carbonara fu ucciso per errore nel marzo 2011. Secondo la ricostruzione di un collaboratore di giustizia, ad ucciderlo non sarebbero stati Bove e Fiorentino, ma altri due affiliati al clan Di Cosola. Ma per la Procura la sua versione non sarebbe attendibile

A sparare contro Giuseppe Mizzi, l’operaio ucciso fu per errore a Carbonara il 16 marzo 2011, non sarebbero stati Emanuele Fiorentino ed Edoardo Bove, entrambi condannati, bensì altri due affiliati al clan. E' quanto emerge dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Paolo Masciopinto, nipote del boss pentito Antonio Di Cosola. Dichiarazioni che tuttavia la Procura ritiene poco attendibili, perchè apprese dal pentito da terzi soggetti e perchè in contrasto sia con quanto emerso dalle indagini, che con le rivelazioni di altri collaboratori.

Per il delitto di Mizzi sono stati condannati in secondo grado Emanuele Fiorentino (a 20 anni di reclusione) ed Edoardo Bove (a 13 anni e 4 mesi) e il processo pende attualmente in Cassazione. Presunto mandante dell'omicidio è ritenuto il boss Antonio Battista. Il processo a suo carico è ancora in udienza preliminare nell’ambito del procedimento cosiddetto 'Pilastro' nei confronti di 80 presunti affiliati al clan Di Cosola accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga e armi. La posizione di Battista, inizialmente archiviata, è stata poi riaperta dopo le dichiarazioni della moglie, Lucia Masella, e dello zio, il boss Antonio Di Cosola, entrambi diventati collaboratori di giustizia.

Ricostruendo la vicenda relativa all'omicidio Mizzi, Masciopinto fa anche riferimento a quello che sarebbe stato il vero obiettivo dei killer, un affiliato al clan Parisi, la cui famiglia - riferisce il pentito - dopo il delitto avrebbe subito una brutale aggressione in casa. L'uomo, terrorizzato dall'accaduto e dalle minacce di morte di Battista, avrebbe consegnato denaro al boss e accettato di pagare un 'pizzo' mensile affinché lui e la sua famiglia fossero lasciati in pace.
 


 

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