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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Labriola, "atto falso e retrodatato di 2 anni per aiutare dg"

Durante l'incidente probatorio chiesto dal pm, Alberto Gallo, funzionario della Asl, accusa Domenico Colasanto, direttore generale attualmente sospeso. Secondo le indagini il documento artefatto avrebbe fatto 'scemare' le colpe di quest'ultimo

Il Dvr (documento di valutazione dei rischi) relativo al Centro di Salute Mentale di Bari dove il 4 settembre scorso è avvenuta l'uccisione della psichiatra Paola Labriola sarebbe stato falsificato retrodatandolo all'11 giugno 2013. Lo ha affermato il funzionario della Asl del capoluogo, Alberto Gallo, nel corso dell'incidente probatorio chiesto dal pm, per confermare le accuse del dirigente al direttore generale della Asl di Bari, Domenico Colasanto, attualmente sospeso. Secondo Gallo, non era mai stato disposto un Dvr per i Csm baresi, nonostante fosse previsto per legge.

All'indomani dell'omicidio, la Polizia barese aveva chiesto alla Asl di esibire i documenti sulla sicurezza ma, secondo le accuse, Colasanto avrebbe sollecitato ai suoi funzionari di fabbricare falsi: Gallo avrebbe quindi creato un falso documento fotocopiando le firme di Nicola Pansinidg Asl fino al giugno 2011, e datando il Dvr un mese prima della nomina di Colasanto.

Le carte avrebbero così fatto 'scemare' la colpa di Colasanto solo a una mancanza di attivazione delle misure di prevenzione. Secondo Gallo le richieste del dg attualmente sospeso avrebbero riguardato anche una relazione da consegnare alla Regione Puglia e un secondo falso Dvr. "Tutti sanno che noi non siamo puntuali nell'osservanza delle normative" ha dichiarato Gallo che ha deciso di denunciare tutto alla magistratura dopo l'ennesima richiesta ''assurda'' del direttore.

"Era insostenibile questa situazione - ha detto Gallo - mi chiedeva documenti che non corrispondevano al vero". Per questo, parallelamente all'indagine sul delitto, il pm Pisani, della Procura di Bari, ha avviato accertamenti sulla Asl. Il dg Colasanto e lo stesso Gallo risultano indagati per concussione per induzione. Gallo e altri due funzionari, Baldassarre Lucarelli e Pasquale Bianco, sono invece accusati di falso per aver materialmente falsificato quei documenti. 

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