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Cronaca

Omicidio Labriola, il dg Colasanto si difende: "Chiarirò tutto, impossibile falsificare gli atti"

Il manager della Asl, indagato con l'accusa di aver indotto dei funzionari a falsificare dei documenti sulla sicurezza nei centri di salute mentale dopo l'uccisione della psichiatra si dice tranquillo: "Ho fiducia nel lavoro dei giudici"

"Sono fiducioso nel lavoro dei giudici. Quando potrò dimostrare la mia posizione con i testimoni e gli atti, emergerà che non potevo commissionare un falso". Domenico Colasanto, direttore generale della Asl di Bari, si dice "turbato ma tranquillo". Colasanto è indagato nell'inchiesta sull'omicidio della psichiatra Paola Labriola perchè avrebbe indotto tre funzionari a falsificare un documento sulla sicurezza nei Centri di salute mentale. Ma il manager respinge le accuse e rimanda tutto all'analisi dei documenti: "Dalle date sugli atti - continua Colasanto nelle dichiarazioni rilasciate all'Ansa - emergerà che non potevo aver indotto qualcuno a falsificare quel documento".

Sarebbe stato lo stesso direttore generale della Asl di Bari a segnalare alla Procura di Bari la manomissione di un documento sulla sicurezza nei Centri di salute mentale. Secondo indiscrezioni, infatti, Colasanto avrebbe ricevuto una segnalazione sulla falsificazione e avrebbe segnalato la circostanza alla procura. Ora, per questo documento, Colasanto è indagato per concussione nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio della psichiatra Paola Labriola uccisa da un paziente. I magistrati ipotizzano che il direttore generale della Asl abbia indotto tre funzionari a falsificare il documento.

All'indomani dell'omicidio del 4 settembre scorso e delle polemiche sulla sicurezza nelle strutture sanitarie, l'Asl avviò un'indagine interna. Dopo pochi giorni sarebbe stato segnalato a Colasanto, con una nota scritta, che era stato falsificato un documento di valutazione dei rischi nei Centri di salute mentale. Il dg inviò il documento alla Procura. Successivamente, nelle indagini della magistratura fu ascoltato un funzionario della Asl, Alberto Gallo, che avrebbe riferito agli inquirenti di essere stato indotto da Colasanto a falsificare quel documento. Per questo, il pm che coordina le indagini, Baldo Pisani, ha chiesto un incidente probatorio per acquisire e cristallizzare di quelle dichiarazioni. Nella richiesta della Procura, risultano indagati per concussione per induzione Colasanto e Gallo. Ad altri due funzionari della Asl, Pasquale Bianco e Baldassarre Lucarelli, è contestato il reato di falso. (Ansa)

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