Resti neolitici a Palese, ultimo ricorso contro le ruspe: "Silenzio colpevole di tanti"
L'associazione Ecomuseo Urbano del Nordbarese ha depositato le proprie osservazioni dopo la richiesta di archiviazione inoltrata dalla Procura di Lecce a seguito di un esposto contro la Sovrintendenza Archeologica regionale. Lombardi: "Danni irreparabili"
"Su questa vicenda c'è un silenzio colpevole di tanti. Abbiamo presentato le nostre osservazioni proprio per continuare a fare luce sulla vicenda". L'ultimo piccolo spiraglio per preservare i resti del villaggio neolitico di Palese, è rappresentato da un ulteriore ricorso, presentato dall'associazione Ecomuseo Urbano del Nordbarese, depositato al tribunale di Lecce, da dove, il 26 novembre, è stata comunicata la richiesta di archiviazione delle indagini dopo l'esposto contro il rilascio del nulla osta rilasciato a febbraio scorso dalla Sovrintendenza Archeologica regionale per la costruzione di un complesso di villini proprio sull'area 'Titolo', lungo via Vittorio Veneto, dove sorgeva un villaggio risalente a 8mila anni fa, ampio almeno, secondo alcune stime, circa 1 ettaro.
Dopo il no della procura salentina, titolare delle indagini, vi erano 10 giorni di tempo per presentare osservazioni e ulteriori documenti contro l'archiviazione, depositati nelle scorse ore dall'associazione barese: "Abbiamo ribadito alcuni elementi fondamentali dell'esposto - racconta il presidente dell'Ecomuseo Urbano del Nordbarese, l'architetto Eugenio Lombardi - e vogliamo mettere in discussione la politica generale di queste iniziative, ovvero portare via tutto e cancellare quello che non interessa. Non comprendiamo come siano stati possibili gli accertamenti da parte della Polizia Giudiziaria su possibili danni causati dalle ruspe, visto che il terreno vegetale è intatto. Avevamo chiesto l'applicazione di un vincolo diretto ma non c'è stato modo di ottenere un dialogo con le Istituzioni preposte, nonostante sia previsto anche dall'articolo 118 del Titolo V della Costituzione".
I resti della necropoli, dunque, rischiano di finire per sempre sotto il cemento: "Ci chiediamo, tra l'altro - continua Lombardi - dove siano finiti i reperti recuperati. Ci sono territori che hanno bisogno di recuperare la loro identità storica e culturale, ma questa, spesso, viene cancellata dalle Sovrintendenze: Diversi autorevoli pareri, espressi da archeologi indipendenti, hanno parlato, per Palese, di una situazione unica al mondo, da valorizzare. Qui invece sono stati commessi danni ormai irreparabili".