Rinchiuso nel Cie di Palese, migrante si cuce le labbra per protesta
Il gesto di Fatì, 30enne tunisino. Dopo aver iniziato uno sciopero della fame, da due giorni si è cucito la bocca per protestare contro una "detenzione ingiusta" e le "condizioni disumane" in cui si vive nel centro
Da due giorni si è cucito le labbra, dopo una settimana di sciopero della fame. Fatì, 30enne tunisino rinchiuso nel centro di identificazione ed espulsione di Palese, protesta contro la sua "reclusione ingiusta" e contro le condizioni disumane in cui si vive all'interno della struttura.
La notizia, diffusa dal collettivo antirazzista 'Rivoltiamo la Precarietà - Rivolta Sud', è stata confermata dal direttore del Cie di Bari, Rohan Lalinda.
"Da questa mattina ha già ricevuto 3 solleciti, da parte delle autorità del lager, per spingerlo a concludere la protesta lasciandosi scucire le labbra. Il ragazzo continua a ripetere che solo da libero andrà a farsi medicare", raccontano in una nota i ragazzi del collettivo. Fatì, proseguono, è arrivato a Bari dal CIE di Ponte Galeria perché la direzione del centro romano ne ha disposto il trasferimento.
Intanto il direttore del centro ha fatto sapere che il ragazzo è stato trasferito all'ospedale di San Paolo, ma non ha ancora accettato di scucirsi le labbra.