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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Polignano a Mare

"Ci state bruciando il futuro": sit-in dei volontari di Greenpeace a Polignano contro il consumo della plastica

Diversi maxi striscioni sono stati posizionati sulla spiaggia di Lama Monachile. Nelle scorse settimane Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alle aziende leader del mercato di ridurre drasticamente il ricorso a bottiglie in plastica monouso e adottare sistemi di vendita basati sull’impiego di contenitori riutilizzabili per ridurre l’inquinamento marino e la dipendenza da petrolio e gas fossile

'Ci state bruciando il futuro': è uno dei messaggi che i volontari dell'associazione ambientalista Greenpeace Bari hanno scritto sui maxi striscioni apparsi a Polignano. La caletta di Lama Monachile ha ospitato il sit-in contro il massiccio consumo di plastica per i prodotti della quotidianità. Un grave danno per l'ambiente, come dimostra il rapporto di Greenpeace 'L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica', da cui si deduce che circa 7 miliardi di contenitori in PET (Polietilene Tereftalato, il tipo di plastica utilizzato per produrli) da 1,5 litri, usati per confezionare le acque minerali e le bevande, rischiano di essere dispersi nell’ambiente e nei mari, contribuendo in modo massiccio all’inquinamento del pianeta. A ciò si aggiungono le emissioni di gas serra generate dalla produzione delle bottiglie non riciclate, pari a 850 mila tonnellate di CO2 equivalenti, che aggravano la crisi climatica.

Per evidenziare come l’uso di gas e petrolio e l’impiego di plastica siano due facce della stessa medaglia, entrambi riconducibili a un’economia basata sullo sfruttamento delle fonti fossili, questa mattina volontari e volontarie di Greenpeace hanno esposto a Polignano a Mare (Bari) anche altri striscioni che ricordano come la plastica sia prodotta a partire dal petrolio.

"L’Italia è uno dei maggiori consumatori globali di bottiglie di plastica per le acque minerali e le bevande. Ma nonostante i numeri impietosi del riciclo, le grandi aziende continuano a immetterne sempre di più sul mercato, facendo enormi profitti e non assumendosi alcuna responsabilità sul corretto riciclo e sul recupero a fine vita - dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia - Se vogliamo ridurre l'inquinamento da plastica nei nostri mari, le grandi aziende devono fare la loro parte e promuovere soluzioni a basso impatto ambientale come l’impiego di contenitori lavabili e riutilizzabili".

"Il recepimento della direttiva europea sulle plastiche monouso, che dovrebbe avvenire entro il 3 luglio, sarebbe un’ottima occasione per ridurne subito l‘impiego e promuovere il riutilizzo seguendo l’esempio tedesco e francese. Eppure, a due giorni dall’entrata in vigore della direttiva, non abbiamo ancora alcuna indicazione dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani sul decreto di recepimento. Non si accompagna il Paese verso una reale transizione ecologica se tonnellate di plastica continuano a finire nei nostri mari", conclude Ungherese.

Nelle scorse settimane Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alle aziende leader del mercato di ridurre drasticamente il ricorso a bottiglie in plastica monouso e adottare sistemi di vendita basati sull’impiego di contenitori riutilizzabili per ridurre l’inquinamento marino e la dipendenza da petrolio e gas fossile. In queste settimane l’associazione ambientalista è impegnata nella spedizione di ricerca “Difendiamo il Mare”, svolta in collaborazione con la Fondazione Exodus, l’Università Politecnica delle Marche e il CNR-IAS di Genova. Dopo Bari, la spedizione toccherà l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto, per concludersi il 10 luglio a Brindisi, con l’obiettivo di misurare l’impatto della contaminazione da plastica e microplastica e dei cambiamenti climatici in Adriatico.

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