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Cronaca

Vertenza Baritech, protesta dei 117 lavoratori senza cassa integrazione: "Azienda sorda alle richieste d'interessamento di altre realtà"

Con un duro comunicato, la Cgil ha annunciato una serie di presidi a partire dall'8 novembre davanti ai cancelli della società. Non ci sarebbero state risposte neanche alle richieste della task force presieduta da Leo Caroli

Niente cassa integrazione per i lavoratori e il rigetto delle manifestazioni d'interesse da parte di due nuovi  possibili acquirenti. Annunciano proteste nei prossimi giorni i 117 lavoratori dell'ex Osram-Baritech, che insieme alla Cgil denuncia un "comportamento scorretto e irresponsabile" da parte della società. Secondo quanto riportato dai sindacati, infatti, ci sarebbe una chiusura totale rispetto alle richieste avanzate, ma anche nei cofnronti dell'azione messa in campo dal Comitato Sepac: "L’Azienda ha dichiarato di non voler attivare la Cassa integrazione per transizione occupazionale per la messa in sicurezza dei lavoratori - si legge - e nello stesso tempo ha rigettato  le manifestazioni d’interesse da parte di due nuovi  possibili acquirenti, tacciandole per insufficienti e generiche e difatti smentendo quanto dichiarato dal Presidente della Task Force Leo Caroli lo scorso 25 ottobre, giorno in cui si è svolto l’incontro presso il Comitato Sepac, al quale non hanno partecipato i vertici della Baritech perché non hanno ritenuto utile confrontarsi con istituzioni, lavoratori e sindacati".

Un atteggiamento che i sindacati definiscono "cinico" da parte della proprietà che in questi anni si sarebbe "concentrata esclusivamente sul profitto, garantito grazie al lavoro dei dipendenti, che pur di salvaguardare l’occupazione, sono riusciti in un mese ad acquisire le competenze per produrre meltblown, materiale essenziale per le mascherine". Nella nota la Cgil rammenta anche che la società ha potuto godere non solo di un accordo di fornitura con la struttura commissariale per l’emergenza Covid-19, ma anche di agevolazioni e contributi pubblici e che "oggi in spregio a questi benefici e a quello che dovrebbe essere il principio di responsabilità sociale come recita la nostra Costituzione, scarica i lavoratori non ritenendoli più indispensabili". "Con un atteggiamento dilatorio e rigettando sempre il confronto con le organizzazioni sindacali  - proseguono dal sindacato - e anche, a questo punto, nei confronti delle Istituzioni Regionali e del Comitato Sepac presieduto da Leo Caroli, decidono da veri “prenditori” di mandare a casa 117 lavoratori che hanno un’età media di 50 anni e vivono in un contesto sociale assai complicato per riuscire rapidamente a ricollocarsi".

A partire dall'8 novembre il sindacato annuncia quindi l'avvio di una serie di mobilitazioni e presidi "per difendere la dignità di questi lavoratori e del nostro territorio, chiedendo a istituzioni, media e politica un interessamento celere sulla vicenda tenendo conto di tutti gli ambiti in questione: economico, produttivo, occupazionale e non ultimo sociale".

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