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Cronaca

Sindrome di Down e 'barriere' quotidiane: in via Sparano i pregiudizi si sciolgono con un abbraccio

Si è svolto questa mattina, nella strada simbolo del Murattiano, l'appuntamento con i 'free hugs' organizzato dal centro diurno 'L'Abbraccio', che si prende cura di decine di ragazzi diversamente abili

Abbracci gratis per superare pregiudizi e barriere, ostacoli che diventano ancor più alti per i diversamente abili: in via Sparano un gruppo di giovani dispensa affetto e simpatia ai passanti, tra sorrisi e allegria. Un regalo inaspettato da parte di Ciccio, Michele, Francesco e Mimmo, 4 ragazzi del centro diurno 'L'abbraccio', struttura del quartiere San Girolamo che ospita una trentina di persone affette dalla sindrome di Down. L'iniziativa, giunta ormai alla quarta edizione, avviene nella settimana in cui si svolge la Giornata di sensibilizzazione sulla malattia ed è l'occasione per coinvolgere la cittadinanza su una tematica a volte poco affrontata, nonostante l'impegno delle associazioni per migliorare la quotidianità e la vita dei ragazzi. 

"Aprire i ragazzi all'esterno"

'L'Abbraccio' opera da anni in città: nonostante la dislocazione poco centrale, c'è chi viene anche dalla provincia. Uno staff, composto da 15 persone si prende cura di loro giorno dopo giorno: "Siamo aperti la mattina e il pomeriggio - spiega Marco Del Bene, tra i coordinatori del team - anche con un servizio mensa. Svolgiamo numerose attività fisse, dal teatro al ballo, in modo da favorire l'integrazione e l'apertura verso l'esterno, per far 'uscire' i ragazzi. Il centro non lo intendiamo come una struttura chiusa ma, al contrario, organizziamo, ad esempio, presentazioni di libri e spettacoli aperti a tutti. Stiamo lavorando da due anni anche a una piccola biblioteca di quartiere. La figura del diversamente abile deve essere vista attivamente e non in maniera passiva".

"Gioiamo per le piccole conquiste della quotidianità"

Nonostante i tanti e costanti progressi degli ultimi decenni, c'è ancora molto da fare per migliorare la vita delle persone affette dalla sindrome di Down: "Ci sono stati passi avanti - aggiunge Del Bene -. Ad esempio ricordo alcuni ragazzi impiegati lavorativamente in un ristorante a Santa Caterina e nella biblioteca dei ragazzi al Largo 2 Giugno. Integrarli vuol dire coinvolgerli e renderli più responsabili, aiutando anche, di fatto, le attività e le aziende. In questo modo cambia completamente la visione che abbiamo di loro e di conseguenza il loro futuro". Un lavoro non semplice ma ricco di soddisfazioni dal punto di vista umano: "Siamo aperti dal 2009 e ormai con i ragazzi abbiamo instraurato un rapporto di amicizia molto profondo. Gioiamo quando vediamo anche piccoli miglioramenti, come allacciarsi le scarpe e gestire autonomamente altre soddisfazioni. Ci appagano le piccole conquiste che coinvolgono poi tutti". Tanti piccoli passi, per cambiare e crescere insieme.

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