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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Referendum anti-trivelle, i consiglieri regionali si autotassano per finanziare campagna per il sì

Il provvedimento approvato a maggioranza dopo il fallimento della proposta di legge che prevedeva l'autorizzazione di spesa per le attività della campagna referendaria 2016: lo stanziamento su base volontari potrebbe raggiungere quota 50mila euro

Un prelievo di almeno mille euro sulle indennità del mese di aprile dei consiglieri regionali e degli assessori esterni: sarà finanziata così, attraverso un contributo volontario, la campagna di comunicazione a favore del sì in vista del referendum 'anti-trivelle' del 17 aprile.

Lo ha stabilito ieri il Consiglio regionale, approvando a maggioranza, con 34 voti a favore e 10 astenuti, un ordine del giorno che ha sostituito la proposta di legge che inizialmente prevedeva lo stanziamento di 250mila euro da parte del Consiglio. Con l'approvazione della contribuzione volontaria, invece, il fondo potrebbe raggiungere i 50mila euro. Respinta invece la proposta del M5S, che per raggiungere la quota inizialmente stabilita dei 250mila euro, aveva chiesto un taglio dello stipendio di tutti i consiglieri di 1000 euro al mese per cinque mesi.

“I consiglieri della Regione Puglia oggi hanno compiuto un gesto straordinario, unico in Italia, che fa comprendere che la nostra non è una battaglia di piccolo respiro, ma una grande battaglia ideale a tutela del mare”, ha commentato il presidente della Regione Emiliano. “La richiesta di Referendum da parte dei Consigli regionali – ha detto aggiunto - ha determinato l’accoglimento di alcuni quesiti da parte del governo impedendo le trivellazioni e le ricerche di petrolio nelle 12 miglia. Già questo ha reso il Referendum non solo utile, ma miracoloso, perché ha consentito di bloccare una scelta sbagliata del governo italiano che, in questa materia, ha commesso degli errori, corretti solo grazie all’intervento delle regioni. Rimane un quesito, quello su cui ci esprimeremo con il Referendum del 17 aprile, che è importantissimo, perché riguarda la procedura di chiusura dei pozzi in modo controllato tra Governo, Regioni e petrolieri. Questo quesito non è affatto simbolico o inutile, come qualcuno vuol far credere”.

La norma della Legge di Stabilità, che con il Referendum si vorrebbe abrogare - spiega una nota della Regione - consente la proroga “automatica” delle autorizzazioni a estrarre idrocarburi già rilasciate, e impedisce che siano attivati i procedimenti di verifica/controllo ai fini della prosecuzione dell’attività sino al completo sfruttamento del giacimento, previsti dalla precedente normativa (L.9/1991 e L.613/1967). Se vincesse il SI al Referendum, tornerebbe in vigore il sistema dei controlli previsto dalla precedente normativa.
 

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