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Cronaca

"In Puglia i rifiuti tossici della camorra", la Procura di Bari apre un'indagine

La decisione dopo le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sui presunti rifiuti tossici smaltiti in Puglia negli anni Novanta. Il procuratore aggiunto Drago: "Non ci sono evidenze concrete, ma è doveroso dare una risposta sullo stato di salute della regione"

"Non ci sono concrete evidenze di un rischio per la salute dei cittadini pugliesi, ma abbiamo il dovere di dare una risposta certa sullo stato di salute della regione". Così il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, ha annunciato l'apertura di un'indagine conoscitiva - al momento senza reati né indagati - sul presunto smaltimento di rifiuti tossici da parte della camorra in Puglia negli anni Novanta.

L'allarme sulla presunta presenza di rifiuti tossici in Puglia, ed in particolare nel Salento, è scattato nei giorni scorsi con la desecretazione delle dichiarazioni rilasciate nel 1997 dal pentito di camorra Carmine Schiavone alla commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti. Secondo quanto riferito da Schiavone, lo smaltimento illegale, gestito dalla camorra, avrebbe avuto tra i vari terminali anche le province di Lecce e Brindisi.

Dichiarazioni che però non sono state ritenute attendibili dalla Procura di Lecce. "Non correremo dietro ai fantasmi - aveva detto ieri il procuratore di Lecce Cataldo Motta - Sono dichiarazioni che non hanno fondamento, troppo generiche e soprattutto prive di riscontri. E' stato fatto solo un grande chiasso mediatico inutile ma nel Salento non c'è nulla di cui preoccuparsi, visto che monitoriamo attentamente anche le discariche".

Ma la Procura di Bari, pur dando ragione a Motta sull'assenza di "concrete evidenze", ha deciso di vederci chiaro. "Le dichiarazioni di Carmine Schiavone sullo sversamento di rifiuti pericolosi sul territorio pugliese, non trovano nessun tipo di riscontro. Sono datate, sono 'de relato', e non hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che conoscevano bene il nostro territorio'', ha spiegato Drago. ''Si stanno diffondendo allarmi e preoccupazioni che sono al momento ingiustificati - ha detto Drago ai cronisti presenti in procura - perché Schiavone è stato arrestato nel 1992. La stessa epoca in cui ha cominciato a collaboratore Salvatore Annacondia (ex capoclan della mafia del nord barese, ndr), i cui primi verbali sono del 1993. Annacondia è stato sentito dalle procure di Lecce e Bari e dalla Procura nazionale antimafia. Conosce il territorio, soprattutto del barese molto meglio di quanto non possa conoscerlo uno che viene dalla Campania. Su queste cose un riscontro concreto Annacondia non lo ha mai dato''. ''Detto questo però - ha continuato Drago - ha ragione anche il presidente Vendola quando dice che tutte le istituzioni si devono muovere. A prescindere da quello che dice o non dice un pentito di Camorra, noi abbiamo il dovere di dare una risposta ai cittadini sullo stato di salute del nostro territorio. Questa preoccupazione è stata espressa in questi giorni da diverse autorità politiche, su quelli che possono essere i danni d'immagine alla nostra regione".

Il pm Drago ha creato un pool di magistrati, coordinato da lui, che si occuperà dell'inchiesta. Si tratta del sostituto della Dda Teresa Iodice e del pm che ha la delega per i reati di traffico di rifiuti, Renato Nitti. Gli accertamenti saranno affidati al Corpo Forestale, "in sinergia - ha spiegato il procuratore aggiunto Drago - con gli organismi regionali interessati alla tutela dell'ambiente".

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