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Venerdì, 2 Giugno 2023
Cronaca

Rimorchiatore affondato, la testimonianza: "Non sono riusciti a buttarsi in mare, sono andati giù a picco"

Il breve racconto del comandante del pontone AD3 ai cronisti, prima di essere sentito dagli uomini della Capitaneria di Porto: "Ho detto io di buttarsi in acqua, ma non ce l'hanno fatta e sono andati giù"

Avrebbe imbarcato acqua in maniera così rapida da andare giù a picco in pochissimo tempo, il Franco P., il rimorchiatore affondato mercoledì sera a circa 50 miglia al largo di Bari, mentre era in navigazione da Ancona verso l'Albania. Tutto sarebbe accaduto così in fretta, da non dare all'equipaggio neppure il tempo di provare a mettersi in salvo.

Un breve racconto di quei drammatici momenti emerge dalle parole di Carmelo Sciascia, comandante del pontone AD3 che era agganciato al rimorchiatore al momento della tragedia. Il pontone, dopo l'affondamento del Franco P. recuperato e trainato in porto da un altro mezzo, è arrivato a Bari questa mattina, con il suo equipaggio composto da 11 marinai, testimoni oculari dell'incidente, insieme al comandante del Franco P., unico sopravvissuto del rimorchiatore

Video | L'equipaggio del pontone arriva negli uffici della Capitaneria di Porto a Bari

Prima di essere ascoltato, come il resto dei marinai, dagli uomini della Capitaneria di Porto che su delega della Procura stanno raccogliendo le testimonianze dei marittimi, Carmelo Sciascia ha risposto a poche domande dei cronisti presenti.  "Hanno imbarcato acqua in modo tanto rapido che non ce l'ha fatta a mantenere la linea di galleggiamento ed è andato giù a picco", ha riferito Sciascia, come riporta l'Ansa. 

"Ho visto tutto e niente. Ho detto io di buttarsi in acqua, ma non ce l'hanno fatta i ragazzi e sono andati giù" ha detto ancora il comandante del pontone, secondo il quale le condizioni meteo "c'entrano fino a un certo punto, perché c'era mare, 3 metri e mezzo di nord est e vento".

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A proposito del comandante del rimorchiatore affondato, unico superstite, Sciascia ha spiegato che "non lo abbiamo visto, lo ha preso una nave che ho chiamato io per avvicinarsi e prenderlo perché vedevamo una lucetta, perché i giubbotti hanno le lucette che si accendono quando si arriva in acqua. Se il personale - spiega - avesse indossato i giubbotti si sarebbero salvati tutti, ma non ci sono riusciti perché è stata troppo rapida la cosa e adesso si deve capire perché è stata così rapida". 

Un altro testimone: "Forse un problema tecnico"

"Ci si è spaccato il cuore, ma non abbiamo potuto salvarli. E' successo all'improvviso, in 20-25 minuti", ha raccontato, sempre parlando con i cronisti, un altro testimone, Onorio Olivi è il tecnico del pontone AD3. "Eravamo in navigazione da quattro giorni e non c'era il minimo problema". "Abbiamo visto la barca che imbarcava acqua e non c'è stato niente da fare, neanche il tempo di poterli aiutare - dice ancora, come riporta l'Ansa- , perché le condizioni del mare erano quelle che erano". Ma chiarisce che con l'affondamento "le condizioni meteo non c'entrano niente, probabilmente c'è stato un inconveniente tecnico. Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Abbiamo messo anche un gommone in acqua rischiando la vita di quelli che andavano sul gommone, perché lì c'erano i nostri fratelli, ma purtroppo non siamo riusciti a fare niente. Il senso di impotenza ci distrugge tutti perché sei lì e non puoi fare niente".


 

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