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"Le urla e poi il fuoco": notte da incubo a Santa Chiara. Arrestato 32enne

Le fiamme hanno devastato due piani dell'ex convento occupato da 200 rifugiati. L'intervento di vigili del fuoco e Carabinieri ha evitato il peggio. In manette un giovane del Niger. Quale futuro per i profughi?

Attorno alle pareti annerite dal fumo giacciono accatastati resti di mobili e suppellettili: le fiamme non hanno neppure risparmiato una parte del solaio, sbriciolatasi in un batter d'occhio. Qualche intossicato e nessun ferito grave, per puro caso, nell'incendio che ha devastato la scorsa notte due piani dell'ex convento di Santa Chiara a Bari. Da febbraio l'edificio bianco e arancio a due passi dal porto, destinato ad ospitare un museo e gli uffici della Soprintendenza ai Beni Archeologici, è occupato da circa 200 rifugiati politici con regolare permesso di soggiorno, appellandosi alle Istituzioni per chiedere una sistemazione dignitosa, fino ad ora negata. 

Una situazione di mese in mese sempre più difficile da perdere la testa come successo a un 32enne del Niger che avrebbe appiccato le fiamme dopo una violenta discussione con altri rifugiati, finito poi in manette dopo l'intervento dei carabinieri: "Erano circa le 3.30 - racconta un giovane somalo da mesi nella struttura - quando siamo stati svegliati dalle urla. Lui (il ragazzo arrestato, ndr) gridava di voler appiccare il fuoco al piano inferiore, dove c'è l'archivio con i nostri documenti. E' stato bloccato, ma ha incendiato la stanza". L'intervento dei militari e dei vigili del fuoco ha evitato che le fiamme si propagassero nel resto dell'edificio. A memoria della notte da incubo legno bruciato e corridoi bagnati, intrisi di acqua e intonaco bruciato, ma anche tanta paura.

L'incendio nell'ex convento di Santa Chiara

Il giorno dopo è un tentativo di recuperare un po' di normalità: passeggiando all'interno dell'enorme struttura, ironia della sorte, già 'Casa del rifugiato', c'è chi passa il tempo chiacchierando, lavando i panni, ingannando il tempo guardando il via vai di Forze dell'Ordine e vigili, impegnati nella ricostruzione di quanto accaduto, con la consapevolezza che non si tornerà forse più indietro. Dopo la relazione della Soprintendenza, si deciderà come intervenire per completare i lavori nell'edificio e, quindi, il destino dei profughi bisognosi di risposte concrete e immediate.  

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