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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Caso sanità, chiuse le indagini: associazione a delinquere per Tedesco

All'ex assessore regionale, principale indagato, contestato anche il reato di associazione per delinquere, insieme ad altre 19 persone. Secondo i pm avrebbero pilotato gli esiti delle gare di appalto in cambio di voti

Una rete ben organizzata, dai massimi vertici delle Asl pugliesi ai direttori amministrativi fino ai primari, in grado di garantire il controllo di forniture e gare di appalto, il cui esito veniva deciso in base agli interessi e alle volontà dei referenti politici. E' quanto emerge dalle indagini, conclusesi ieri, sullo scandalo della sanità pugliese.

L'inchiesta condotta dai pm Desiré Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone, che vede principale indagato l'ex assessore regionale della Puglia alla Sanità Alberto Tedesco, vede coinvolte in tutto 41 persone. A 20 di esse, incluso l'ex senatore del Pd, è contestata l'associazione per delinquere, insieme ad altri reati come concussione, turbativa d'asta e abuso d'ufficio.

L'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE - I 20 indagati per il reato "416" sono accusati di aver messo in piedi un sistema in grado di influenzare e pilotare "l'esercizio della funzione pubblica degli uffici delle Asl pugliesi". A vertice del sistema i referenti politici (essenzialmente l'assessore Tedesco e il suo segretario Malcangi), che nominavano direttori generali di fiducia, i quli a loro volta provvedevano a scegliere direttori amministrativi e sanitari e primari in base alle volontà dei politici. In questo modo i politici si garantivano il controllo di forniture e gare di appalto, che venivano assegnate a imprenditori amici o legati da un rapporto di parentele in grado di "ricambiare il favore" con un consistente pacchetto di voti durante le competizioni elettorali.

GLI INDAGATI - I fatti contestati dai pm risalgono al periodo tra il 2005 e il 2009. Nell'elenco, accanto al nome del senatore Alberto Tedesco, compaiono quelli dei vertici delle Asl pugliesi. In particolare Lea Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari, e i suoi colleghi della Bat, Rocco Canosa, e di Lecce, Guido Scoditti. Indagati anche gli allora direttori generali dell'Irccs 'De Bellis' di Castellana Grotte, Giuseppe Liantonio, e dell'Oncologico di Bari, Nicola Pansini, nonché l'allora direttore amministrativo dell'Arpa Puglia, Marco De Nicolò. C'é anche, tra gli indagati, l'attuale capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio De Caro, il quale, secondo i pm, avrebbe tentato di ottenere un intervento di Tedesco per favorire un suo parente in un concorso pubblico.

I FATTI CONTESTATI - Tra le gare d'appalto i cui esiti sarebbero stati manipolati dalla "cupola Tedesco", quattro riguardano la Asl di Bari, uno quella di Lecce. Per quanto riguarda Bari, nel mirino degli inquirenti sono finite tre gare per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti speciali prodotti nelle strutture sanitarie ed amministrative dell'ente e per il completamento delle attrezzature e degli arredi di laboratorio dell'Oncologico di Bari (per complessivi nove milioni 600mila euro). L'altro applato, invece, riguarda l'attività di archiviazione, custodia e gestione della documentazione amministrativa e sanitaria del valore di sei milioni di euro.

L'ARRESTO DI TEDESCO - La richiesta di arresto per l'ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, avanzata dalla Procura di Bari, era stata respinta una prima volta - tra accese polemiche politiche - il 20 luglio scorso dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato. Quando, l'8 agosto scorso, il Tribunale del riesame di Bari ha accolto l'appello dei pm, riconoscendo a carico del senatore il reato di associazione per delinquere e quindi emettendo una nuova ordinanza d'arresto ai domiciliari, gli atti sono stati inviati per la seconda volta al Senato per una nuova valutazione. I difensori di Tedesco, però, hanno presentato ricorso in Cassazione. Solo all'esito della decisione della Suprema Corte, laddove fosse confermata la tesi del Riesame e quindi della Procura, la Giunta potrà tornare ad esprimersi sull'autorizzazione a procedere.
 

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