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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Violenti scontri in autostrada tra tifosi di Bari e Lecce: scattano misure cautelari per 12 ultras

Si tratta di sei baresi e altrettanti salentini, sottoposti a obbligo di dimora per i fatti avvenuti lo scorso 23 febbraio. Le accuse sono, a vario titolo, di blocco stradale, rissa, rapina, danneggiamento a seguito di incendio e favoreggiamento

Blocco stradale, rissa, rapina, danneggiamento a seguito di incendio e favoreggiamento: sono queste, a vario titolo, le accuse nei confronti di dodici ultras - sei tifosi del Bari e altrettanti del Lecce calcio, colpiti questa mattina dalle misure cautelari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, nell'ambito dell'indagine sui violenti scontri avvenuti sull'autostrada A16 lo scorso 23 febbraio. Le misure sono state emesse dal gip del Tribunale di Foggia, Domenico Zeno, su richiesta del pm presso la procura del capoluogo dauno Marco Gambardella ed eseguite dagli agenti della Digos di Bari. I sei soggetti baresi colpiti dalla misura sono un 52enne, un 47enne, un 38enne, un 31enne e ancora un uomo di 43 anni e un giovane di 23.

Le violenze in autostrada: lancio di fumogeni, mezzi  incendiati e distrutti

Gli scontri si verificarono all'altezza di Cerignola: i tifosi baresi erano diretti a Castellamare di Stabia, per una gara contro la Cavese del campionato di serie assalto ultras-2C, mentre i giallorossi raggiungevano Roma per una partita di serie A. Nel corso di numerose perquisizioni avvenute nei mesi scorsi, sono stati sequestrati arnesi che sarebbero stati utilizzati negli scontri, che si conclusero con l'incendio di due mezzi e il danneggiamento di altri veicoli. In quella occasione - hanno ricostruito gli investigatori - lo scoppio accidentale di uno pneumatico di un autobus su cui viaggiava una parte della tifoseria biancorossa aveva costretto il mezzo a fermarsi nella corsia di emergenza, motivo per cui gli altri autobus componenti il convoglio si erano incolonnati poco più avanti. Qualche minuto dopo, sopraggiungevano, su quella stessa arteria, numerosi minivan a bordo dei quali viaggiavano i supporter della squadra salentina che, alla vista degli avversari, fermavano i loro mezzi, occupando completamente quel tratto di carreggiata. Di lì a poco, dopo l’esplosione di alcuni petardi, le tifoserie entravano in contatto tra loro dando il via ad una serie di scontri che portarono al danneggiamento di cinque minivan della tifoseria leccese di cui due dati alle fiamme e fatti oggetto di atti predatori con sottrazione di tutto il materiale contenuto nei borsoni (sciarpe e striscioni con colori giallorossi). Nella circostanza, la Polizia Stradale, giunta sul posto perché allertata dagli utenti dell’autostrada, aveva rilevato un fitto lancio di fumogeni, petardi e sassi, che interessavano anche la carreggiata opposta. Le immediate attività di P.G. portavano al rinvenimento di armi ed oggetti atti ad offendere, nonché di tracce ematiche sulla sede stradale che lasciavano presumere il ferimento di diversi partecipanti ai fatti.

Le indagini: sequestri e intercettazioni

Immediate sono scattate le indagini della Procura di Foggia, che si sono rivelate subito complesse, soprattutto a causa dell’assenza di impianti di video sorveglianza e del gran numero di partecipanti (circa 500 persone) ai fatti di violenza. Sono state quindi delegate le Digos di Bari, Lecce e Foggia, le quali hanno raccolto elementi indiziari su circa 40 soggetti riconducibili alle frange più oltranziste delle due tifoserie, nei confronti dei quali è stato subito emesso un decreto di perquisizione, locale e personale, che interessava anche i luoghi di ritrovo degli ultrà. Le perquisizioni, eseguite nel maggio scorso nelle provincie di Bari e Lecce dagli agenti delle DIGOS delegate, hanno portato al rinvenimento di materiale d’interesse investigativo (vessilli, indumenti d’area e artifizi pirotecnici) ed al sequestro di numerosi apparecchi cellulari da sottoporre ad analisi forense. I successivi approfondimenti di P.G. hanno consentito di acquisire incontrovertibili elementi di responsabilità su 23 dei soggetti deferiti; in tal senso, determinante è risultata l’analisi degli apparati cellulari sequestrati, nonché alcune conversazioni captate durante l’attività tecnica condotta dagli investigatori. Sulla base degli elementi raccolti, quindi, il P.M. titolare dell’indagine ha avanzato richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di dodici indagati, le cui posizioni sono risultate più rilevanti sotto il profilo penale. Il GIP, nel riconoscere i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, ha ritenuto però di applicare nei confronti dei 12 indagati la misura cautelare non detentiva dell’obbligo di dimora, eseguita in data odierna.
 



 

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