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Cronaca

Ordinanza per riaprire le scuole ma diversi istituti non sono pronti. I presidi si sfogano: "Non siamo al supermercato"

Alcuni casi segnalati nel Barese. La dirigente scolastica della Verga: "Anni di pedagogia, di didattica, di sperimentazione, di lotta alla dispersione, anni a combattere per far comprendere il valore della scuola e della cultura, andati in fumo"

Qualche istituto impreparato, colto di sorpresa dall'ordinanza di ieri del governatore Michele Emiliano, non potrà riaprire regolamente le scuole lunedì prossimo, data in cui si potranno nuovamente mandare gli studenti in classe, per le elementari e le medie, allineandosi così alle norme nazionali anticovid.

In alcune città del Barese, secondo quanto riportato dall'Ansa, i dirigenti scolastici hanno preferito rinviare al 9 novembre la ripresa della didattica in presenza che, in base all'ordinanza, non è obbligatoria perché i genitori degli alunni possono anche chiedere la didattica a distanza in modalità sincrona. Smentita, invece, dalla dirigente dell'Istituto Comprensivo di Grumo Appula, la possibilità di un rinvio delle aperture: "Come altre scuole di Puglia - afferma la dirigente Amelia Capozzi - è stata attivata prontamente la didattica a distanza il 28 ottobre e si è pronti a  gestire la nuova organizzazione scolastica che subentrerà da lunedì in seguito alla nuova ordinanza di Emiliano".

Qualche dirigente scolastico, inoltre, manifesta la propria contrarietà rispetto alla situazione attuale: "Quando i genitori vorrebbero decidere il quando e il come ho sempre risposto: questo non è un supermercato. Da oggi lo è", scrive su facebook Patrizia Rossini, preside dell'istituto comprensivo Japigia Verga di Bari: "Anni di pedagogia, di didattica, di sperimentazione, di lotta alla dispersione, anni a combattere per far comprendere il valore della scuola e della cultura, andati in fumo. Trattati come soldatini della peggiore plastica. Tremo pensando alle ripercussioni che tutto questo avrà", conclude. 

La Cgil: "Non c'era soluzione peggiore"

E' critico il giudizio della Cgil pugliese sulla gestione della Regione riguardante le scuole e i provvedimenti di chiusura e apertura: "Non c’era soluzione peggiore di quella che è stata adottata dal presidente Emiliano con l’ordinanza 413 - spiegano una nota il segretario generale Cil Puglia, Pino Gesmundo, e il segretario pugliese Flc Cgil, Claudio Menga - in risposta a due contrapposte ordinanze dei Tar Puglia di Bari e di Lecce – per districare l’intricata posizione in cui la Regione Puglia si è autonomamente infilata a causa di discutibilissime decisioni adottate unilateralmente.
L’ordinanza 413, nel disporre le regole sulla scuola e sul diritto allo studio in Puglia, di fatto trasforma la scuola statale del primo ciclo di istruzione, in un servizio della pubblica amministrazione erogato a semplice domanda individuale relativamente alla possibilità di fruirne nella modalità della didattica in presenza o a distanza".

"Non vi sono più dubbi: le scelte politiche del presidente Emiliano, in questa fase di esordio di una giunta ancora inesistente, stanno amplificando logiche politiche divisive che si stanno dimostrando sempre più incapaci di fare sintesi politica a livello regionale - agigungono - . Assistiamo quotidianamente al conflitto istituzionale tra regioni e governo e non abbiamo di certo bisogno di implementare la competizione e la polemica politico/istituzionale anche a livello regionale. Ancora una volta, duole ammetterlo, ma ci ritroviamo su posizioni contrapposte. Chi, in questo momento, ha il potere e l’obbligo morale della ricomposizione sociale è la presidenza del consiglio regionale: auspichiamo che, al più presto, agisca costruttivamente in tal senso" conclude il sindacato.

(aggiornato alle 14.35)

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