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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Molfetta

Sorpresi con sei chili di datteri di mare: pescatori di frodo beccati a Molfetta

I militari della Guardia costiera li hanno sorpresi con i molluschi, frutto di pesca illegale lungo il litorale che si estende a nord del porto

Bloccati con quasi sei chili di datteri di mare, frutto di pesca illegale lungo il litorale che si estende a nord del porto. In due sono stati sorpresi dai militari della Capitaneria di porto – Guardia costiera di Molfetta.

I responsabili, non nuovi a questo genere di attività, sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria per violazione del Regolamento comunitario relativo alla pesca nel Mar Mediterraneo e della Legge nazionale sulla pesca, con l’ulteriore ipotesi di reato di inquinamento ambientale per i danni causati all’ecosistema marino.

La pesca dei datteri è severamente vietata per legge. Per raccogliere il dattero di mare, che già di per sé è specie protetta e vulnerabile in quanto impiega tempi lunghissimi per crescere (anche 80 anni per raggiungere la lunghezza di 8 centimetri) e scavare la propria tana all’interno delle rocce calcaree sommerse dove vive, è necessario asportare gli strati di roccia superficiali, dove appunto si trovano gli esemplari. Questo - ricordano dalla Guardia Costiera - significa alterare e distruggere in modo irreparabile l’habitat naturale di questa specie, ma nello stesso tempo anche asportare la ricca comunità (biocenosi) di flora e fauna che trova il proprio ambiente di vita sulle medesime formazioni rocciose, con grave danno complessivo alla biodiversità ed all’equilibrio dell’ecosistema. Ma non basta. Gli studi scientifici hanno evidenziato che i danni all’ambiente naturale conseguenti alla pesca del dattero di mare sono irreversibili in natura, poiché sulle rocce frantumate dall’attività di prelievo non riesce a recuperare la comunità originaria, portando al fenomeno della desertificazione dei fondali, ovviamente tanto più grave quanto più estesa è la pesca illegale.

Il prodotto posto sotto sequestro penale è stato subito distrutto e rigettato in mare, come da normativa vigente, da parte dei militari della Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Molfetta.

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