Commercio clandestino di cetrioli di mare, rinvenuto e sequestrato carico di quasi 4 tonnellate
La merce, scoperta dei finanzieri della stazione navale di Bari, era a bordo di un autoarticolato con targa bulgara diretto in Grecia. La pesca eccessiva di oloturie, molto richieste in Cina, costituisce un rischio per l'ecosistema marino
Un carico di quasi quattro tonnellate di oloturie (note anche come cetrioli di mare) è stato rinvenuto e sequestrato dai finanzieri della Stazione Navale di Bari, nel corso di un controllo ad un autoarticolato con targa bulgara e diretto in Grecia.
Si tratta di una specie ittica - ricorda la Finanza - appartenente alla famiglia degli echinodermi, nota per le sue elevate capacità filtranti, la cui pesca ha subito un aumento crescente negli ultimi anni che ha interessato anche i fondali dei litorali pugliesi. Tale fenomeno scaturisce dalla fortissima e continua domanda di questo prodotto ittico da parte dei Paesi asiatici, in particolare dalla Cina, nei quali questa specie trova un largo utilizzo nel settore farmaceutico, cosmetico e alimentare. L’importante ruolo rivestito dalle oloturie per l’equilibrio degli ecosistemi marini fa sì che la sua eccessiva ed indiscriminata pesca possa determinare l’estinzione di una o più specie in una determinata zona marina, con una conseguente diminuzione della biodiversità in grado di compromettere la stabilità dell’ecosistema di riferimento. Il giro d’affari derivante dalla commercializzazione delle oloturie genera esorbitanti profitti agli addetti del settore, solitamente mediante il commercio clandestino. Una recente norma ha prorogato il divieto di pesca, detenzione a bordo, trasbordo ovvero sbarco di esemplari della classe Holothuroidea fino al 31 dicembre 2022.
Il conducente del mezzo è stato segnalato alla competente Autorità Giudiziaria, mentre l’intero quantitativo di oloturie è stato sottoposto a sequestro e sarà avviato alla distruzione attraverso operatori autorizzati. L’attività posta in essere dalla Guardia di Finanza ha così impedito che il prodotto fosse immesso sul mercato illegale e senza alcun controllo igienico-sanitario.