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Cronaca

Trascina la figlia a casa del nonno, papà condannato dalla Cassazione

L'uomo, un 60enne di Molfetta, aveva costretto con la forza la figlia a recarsi dai nonni per scusarsi di un comportamento maleducato. E' stato condannato per violenza privata

Condannato per violenza privata per aver trascinato la figlia minore con l'intento di condurla a casa dei nonni per fare delle scuse. E' il caso di un papà 60enne di Molfetta, Giuseppe C., e di sua figlia Stefania, finito davanti alla Cassazione.

IL FATTO - L'episodio finito davanti ai giudici era avvenuto il sei marzo del 2004, quando Giuseppe era andato a prendere la figlia all'uscita di scuola "dirottandola" dal normale tragitto verso casa per portarla dai nonni. L'aveva trascinata per alcuni metri, con l'intenzione - si è difeso il papà - di condurre la figlia dai nonni con i quali avrebbe dovuto scusarsi per un comportamento insolente tenuto in precedenza.

LA CONDANNA - I giudici, condividendo il verdetto della Corte di Appello di Bari il 20 aprile 2011, hanno condannato l'uomo sia penalmente sia al risarcimento dei danni morali nei confronti della ragazza. Per la Suprema Corte, infatti, indipendentemente dalle finalità educative del padre, "il diritto genitoriale non poteva estendersi fino a farvi rientrare l'uso gratuito della violenza".

"La costrizione fisica nei confronti della minore, obbligata con la forza a seguire il padre presso l'abitazione dei nonni paterni - prosegue la sentenza 42962 -, e a tal fine letteralmente trascinata per parecchi metri, è eccedente i limiti della causa di giustificazione". Ad avviso dei supremi giudici il comportamento paterno è stato connotato dalla "illiceità delle modalità violente, ed esageratamente coercitive, con cui l'azione sulla minore era stata condotta". Pertanto in favore di Giuseppe non è stato riconosciuta l'operatività dello 'ius corrigendi' da lui invocato. Del tutto "ininfluente" è stato ritenuto, inoltre, dalla Suprema Corte il fatto che il padre avesse la "potestà genitoriale" sulla figlia, insieme alla madre affidataria della minore dopo la separazione della coppia.

Anche con la patria potestà, i figli - concludono i supremi giudici dichiarando "inammissibile" il ricorso del padre e condannandolo anche a versare mille euro alla Cassa delle ammende - non si possono trascinare. L'entità delle pena inflitta all'uomo non è riportata in sentenza.
 

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