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Cronaca

Prostituzione, accattonaggio e lavoro nero: i volti della tratta di esseri umani in Puglia

Presentati questa mattina i dati del rapporto "Le città In-Visibili" sul fenomeno dello sfruttamento di esseri umani nella nostra regione. L'assessore alla Legalità Minervini: "Serve collaborazione per combattere il fenomeno"

Ci sono le donne, in prevalenza nigeriane e rumene, attirate nel nostro Paese con la promessa di un lavoro o di un matrimonio, e invece costrette a prostituirsi. Ma ci sono anche i giovani extracomunitari costretti a lavorare in nero o sottopagati, o ancora persone - provenienti soprattutto dalla Bulgaria - strappate al loro Paese d'origine e costrette a mendicare per le strade delle nostre città. Sono i tanti volti della tratta di esseri umani, fenomeno diffuso in Puglia come nel resto delle regioni italiane. A tracciare un quadro della situazione in Puglia sono i dati contenuti nel rapporto “Le città In-Visibili”, prima indagine sullo sfruttamento sessuale in Puglia e sulle vittime di tratta redatto dalle associazioni Giraffah e Micaela e dalle coop Caps e Oasi2.

La presentazione del rapporto, avvenuta questa mattina alla presenza dell'assessore regionale alla Trasparenza e Legalità, Guglielmo Minervini, è stata anche l'occasione per parlare dei risultati ottenuti in sette anni di attivazione dei servizi anti-tratta - compreso il numero verde 800290290 - finanziati anche dalla Regione e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento pari opportunità. Insieme a Minervini, Felice Di Lernia, della coop Oasi 2, Marianna Ruggieri della ass. Giraffah e Mara Lomonaco della coop. Caps.

“E’ un’esperienza innovativa e particolarmente pregiata – ha detto Minervini - che oggi viene condensata in un rapporto che analizza un periodo. Tratta non è solo sfruttamento sessuale, ma anche lavorativo e per l’accattonaggio. La criminalità organizzata ne fa attività redditizie in cui l’autonomia delle persone viene annullata. La Regione ha deciso di non mettere la povere sotto il tappeto: è consapevole che sul territorio ci sono problemi del genere e vuole risolverli, anche accendendo i riflettori per guardarli in faccia e capire quali politiche pubbliche possano essere messe in atto per contrastarli”. Minervini ha poi sottolineato l'importanza della collaborazione tra istituzioni, forze dell'ordine e associazioni per combattere il fenomeno. “Abbiamo capito – ha sottolineato – che la tratta non è solo una questione da lasciare alle forze dell’ordine, cui non vogliamo dare alcuna delega in bianco. Dietro i numeri del rapporto presentato oggi ci sono storie, persone, stereotipi da abbattere. Dobbiamo prendere per mano le persone vittime di tratta, innescare relazioni con loro per poi liberarle”.

"Il report - ha spiegato Minervini - non ha valore scientifico ma è una valutazione del fenomeno in Puglia dal punto di vista degli operatori di strada" che, nel primo semestre del 2013, hanno avuto contatti con 1.210 persone, 466 delle quali sono state incontrate personalmente. Dal lavoro delle associazioni è emerso che "gran parte delle donne, il 60% del campione, vive in una situazione di sfruttamento sessuale: di queste, la maggior parte provengono da Nigeria (213) e Romania (189); ma sono state intercettate anche giovani donne rom che si prostituivano sulle strade statali, e 20 donne italiane vittime di sfruttamento sessuale.

In particolare, è stato sottolineato, le nigeriane "vengono ingannate nel loro paese di origine e sottoposte a rituali magici che le convincono a restituire un debito di circa 70 mila euro che maturano con l'aguzzino che le conduce nel nostro Paese". I "parenti delle ragazze che non rispetteranno i patti, saranno puniti". Anche alle rumene, però, "vengono sottratti i documenti e le donne sono segregate da coloro che ritenevano fossero dei potenziali mariti coi quali condividere una vita insieme alla quale compartecipare economicamente attraverso la prostituzione". Il 21% del campione preso in esame dagli operatori, invece, è vittima di sfruttamento lavorativo: sottopagato o a nero. Mentre un altro 19% "riguarda prevalentemente persone, soprattutto bulgare, che sono sottratte dal loro paese di origine e costrette a mendicare". Al loro "'padrone', come accade a Bari - denunciano le associazioni - devono versare 30-40 euro al giorno, pena violenze fisiche e psicologiche".

Secondo Minervini, a tutti questi fenomeni contribuisce "la legislazione nazionale che andrebbe cambiata, perché la criminalizzazione della clandestinità rende ancora più vulnerabili le persone che, avendo difficoltà a ottenere un permesso di soggiorno, si affidano alla 'protezione' della criminalità". Infine è stato ricordato che "questo è il primo anno in cui, ormai a fine luglio, non è stato ancora pubblicato il bando per la promozione di progetti simili a questo, che sono finanziati dal dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio" e cofinanziati dalle Regioni.

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