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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Slot machine con schede clonate, truffa smascherata dalla Finanza: nove denunce

82 gli apparecchi illegalmente alterati sequestrati nell'ambito dell'operazione denominata 'Alea', condotta dalle Fiamme Gialle in collaborazione con l'Ufficio dei Monopoli della Puglia. Circa 6.500 controlli compiuti da settembre 2014 allo scorso mese di marzo

Slot machine modificate, dotate di schede clonate o non opportunamente collegate alla rete ufficiale, in modo da truffare l'erario e gli stessi giocatori. E' quanto hanno scoperto gli uomini della Guardia di Finanza di Bari, nel corso di una serie di controlli condotti in collaborazione con personale dell’Ufficio dei Monopoli della Puglia, Basilicata e Molise.

L'operazione, denominata 'Alea', è consistita in una serie di verifiche, condotte tra il settembre 2014 e marzo 2015, che hanno riguardato circa 40 esercizi commerciali tra le province di Bari e Bat. Al termine dei controlli, sono scattate nove denunce e multe per 320mila euro, mentre 82 slot machine sono state sequestrate.

Truffa delle slot machine: gli apparecchi modificati

Secondo quanto accertato dalla Finanza, i congegni manomessi non risultavano collegati, come previsto dalla normativa di settore, alla rete ufficiale gestita dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli oppure, grazie, a dispositivi illegali di interferenza, “comunicavano” solo parte delle somme puntate. Tale espediente era strumentale a ridurre sensibilmente la riscossione del “prelievo erariale unico”. In questo senso, le verifiche tecniche hanno dimostrato come le schede clonate registrassero puntate, non comunicate all’erario, mediamente superiori di oltre il 400% rispetto a quelle segnalate alla rete ufficiale. Inoltre, contrariamente a quanto previsto dalla normativa nazionale, è risultato che le vincite redistribuite ai giocatori erano inferiori alla percentuale minima stabilite per legge del 75% delle puntate.

GUARDA IL VIDEO: LE MACCHINETTE MODIFICATE

Le nove persone denunciate, tra proprietari dei congegni illegali e titolari degli esercizi commerciali ove gli stessi erano installati, sono accusate di “truffa ai danni dello Stato”, “frode informatica” ed “alterazione delle comunicazione telematiche”.

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