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Cronaca

"Turismo delle radici" o "turismo genealogico"... #Welcome in Puglia

Ad esempio in Puglia, terra di migranti, il "turismo genealogico" potrebbe garantire sia l'internazionalizzazione che la destagionalizzazione del suo prodotto turistico in chiave sostenibile.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

Pubblichiamo un contributo di Marina Gabrieli, salentina doc, classe 1985, innamorata della Puglia in Argentina e dottoranda in Beni Culturali e Territorio a Roma presso l'Università di "Tor Vergata".

"Non sono mai stata in Italia, nè tantomeno nel paese in cui è nata mia madre, in Puglia, ma è come se lo conoscessi, come se fossi già stata lì. Lo immagino come un posto tranquillo, dove i nonni vanno in giro con il carretto e le nonne sono in casa a fare le orecchiette. Mio nonno mi ha raccontato molte storie sul suo paesino, nella piazza principale c'è una fontana e lui ci andava ogni giorno a prendere l'acqua. E' la terra dei miei nonni, mia madre è nata lì, prima o poi devo andarci, questo è il mio sogno!" - Melissa, argentina di madre pugliese.

Il sogno del viaggio alla scoperta delle proprie radici coinvolge tutti i pugliesi di seconda generazione, i quali nel corso della loro vita hanno spesso immaginato l'Italia, la Puglia, il loro paesino d'origine, che spesso descrivono con particolari minuziosi, grazie ai racconti dei genitori e dei nonni. Se il viaggio migratorio delle prime generazioni veniva paragonato alla morte, ricordando la famosa frase pronunciata spesso dai migranti italiani, "partire è un po' morire", la conoscenza della terra d'origine rappresenta per le nuove generazioni un viaggio interiore che ognuno sente il bisogno di percorrere per ricostruire i tasselli della propria storia personale e familiare.

Secondo alcuni studi realizzati dall'ENIT sui flussi turistici dall'Argentina verso l'Italia - paese che come si sa è stato particolarmente coinvolto nella diaspora italiana a partire dalla seconda metà dell'800 - il viaggio alla scoperta delle proprie radici diviene una delle motivazioni principali che spinge coloro i quali hanno origini italiane a visitare il Bel Paese.

Il senso di appartenenza può divenire così un prodotto culturale di consumo e una risorsa per l'Italia, specialmente per quei centri minori ancora poco conosciuti dal mercato estero.

Di "turismo delle radici" o "turismo genealogico", in Italia se ne parla molto poco. Al contrario, diversi studi al riguardo sono stati realizzati in varie parti del mondo.

Pare che questo sia stato utilizzato già a partire dagli anni '80 per definire la re-invenzione dell'Africa messa in atto dagli afro-americani, attraverso forme di turismo concepite come occasioni di recupero dei legami ancestrali con la terra d'origine africana. Si è parlato poi del turismo dei migranti scozzesi residenti in Canada, di quelli irlandesi residenti negli Stati Uniti, di quelli albanesi residenti in Italia e di altri casi di comunità migranti dislocate in diverse parti del mondo (cfr. a riguardo il testo di F. Vietti, Hotel Albania. Viaggi, migrazioni, turismo, Roma, Carocci, 2012).

In Italia, particolare attenzione è stata riservata a questo tema solo recentemente, specialmente da parte di istituzioni, enti ed associazioni che vedono in esso un volano per lo sviluppo di alcune aree del meridione d'Italia. Ad esempio in Puglia, terra di migranti, il "turismo genealogico" potrebbe garantire sia l'internazionalizzazione che la destagionalizzazione del suo prodotto turistico in chiave sostenibile.

A ciò punta lo studio che si sta realizzando attraverso una ricerca di dottorato presso l'Università di Roma "Tor Vergata".

L'idea è appunto quella di elaborare un modello di sviluppo turistico regionale che individui nei "Pugliesi nel Mondo" un punto di forza e una risorsa non solo per un incremento nel settore dell'accoglienza, ma anche per la crescita culturale di un territorio già particolarmente attento a determinate tematiche sociali che concepisce il legame con i suoi conterranei all'estero come uno scambio reciproco e un confronto sempre costante con tutto ciò che è presente al di là dei suoi confini.

fonte: Redazione Pugliesi nel Mondo

Ricordiamo che nel mondo si trova un'altra Molfetta, sommando la presenza degli emigrati molfettesi nei cinque continenti superiamo 60mila utenze.

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