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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Acquaviva delle Fonti

Dottoressa violentata, la Procura impugna la scarcerazione del 51enne: "Atti persecutori continui"

In una nota la Procura spiega perché impugnerà il decreto di scarcerazione del presunto aggressore, originario di Acquaviva. Gli atti persecutori sarebbero avvenuti anche prima di novembre 2016. La replica del Tribunale: "Rigorosa applicazione della legge"

La Procura impugnerà il decreto di scarcerazione del presunto aggressore di una dottoressa barese, come annunciato ieri ad un'agenzia di stampa locale dal procuratore Giuseppe Volpe. Lo conferma la Procura con una nota, in cui dichiara che "il  caso di specie rientra nelle ipotesi di deroga alla necessità della querela", quando cioè “il fatto è connesso con un altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio”. Il procuratore fa riferimento al reato di violenza sessuale aggravata contestato a Maurizio Zecca, originario di Acquaviva delle Fonti, "consumatosi nel mese di dicembre 2016 - si spiega nella nota -, che costituisce, alla luce di quanto sopra detto, soltanto una delle espressioni delle condotte persecutorie poste in essere dall’uomo ai danni della vittima".

La denuncia tardiva

Da qui parte l'obbligo della Procura di impugnare la scarcerazione dell'uomo, avvenuta perché la vittima aveva denunciato il fatto nove mesi dopo l'accaduto, portando all'arresto del 51enne solo a dicembre scorso. Tre mesi in ritardo rispetto a quanto indicato dalla legge per i reati procedibili a querela, ovvero entro sei mesi dal fatto. Le indagini hanno però fatto emergere nuovi reati procedibili d'ufficio, ovvero minacce gravi, violazione di domicilio aggravata e violenza privata. Se il ricorso della Procura dovesse andare a buon fine, quindi, l'uomo abbandonerebbe i domiciliari - ottenuti per il solo reato di stalking, con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico - e tornerebbe in carcere a Bari.

Gli atti persecutori nelle guardie mediche 

Nella nota si fa anche maggiore chiarezza su come il 51enne avesse metto in atto gli atteggiamenti persecutori, sfociati nella violenza. Il tutto era partito già ad ottobre, quando, come emerso dalle indagini, l'uomo ha inviato

numerosi messaggi telefonici ed effettuato continue telefonate dal tenore vessatorio e molesto, per poi proseguire, nei mesi successivi, assumendo connotati sempre più allarmanti

Atteggiamenti persecutori poi sfociati in minacce di morte. L'uomo chiamava di continuo i vari presidi di guardia medica, minacciando anche gli operatori telefonici, con espressioni quali

Se non mi ascolti faccio saltare il palazzo, faccio scoppiare la bombola del gas

Durante le telefonate - effettuate a tutte le ore della notte - venivano anche inviate tracce audio contenenti suoni simili a quelli realizzati dal grilletto di una pistola, di scatti metallici e di una mitragliatrice che sparava. Tutti atteggiamenti che hanno procurato anche nella dottoressa uno stato di ansia continuo, che ha poi portato la Procura a formulare il reato di violenza sessuale aggravata, anche perché, come spiega la nota

 in occasione delle innumerevoli telefonate effettuate all’utenza della guardia medica - spiega la nota -, l’indagato riproduceva, in più occasioni, dei gemiti riconducibili ad un rapporto sessuale ed audio di natura pornografica.

Tutte condotte che hanno anche obbligato la donna, in servizio nel 2016 nel presidio di Acquaviva delle Fonti, ad essere trasferita in un'altra guardia medica nella provincia barese

La replica del Tribunale: "Rigorosa applicazione della legge"

Alla posizione espressa dalla Procura replica la presidente del Tribunale del Riesame, Francesca La Malfa, che, nelle dichiarazioni riportate dall'Ansa, parla di una "rigorosa applicazione della legge", spiegando le ragioni tecniche alla base della scarcerazione decisa dai giudici. La Malfa evidenzia che "la violenza sessuale contestata all'indagato non è aggravata, altrimenti sarebbe stata procedibile d'ufficio. Era un'ipotesi non grave che la persona offesa, per sue scelte personali, ha ritenuto di far emergere soltanto a distanza di tempo, quando la situazione aveva assunto altri connotati. Anche lo stalking, per come è contestato allo stato attuale, non è un'ipotesi aggravata: quindi è anch'esso un reato procedibile a querela". "Lo Stato tutela le persone offese - continua la presidente La Malfa - a fronte di episodi di particolare gravità, in cui non è necessaria l'istanza di punizione ma si procede d'ufficio, ovviamente quando lo Stato ne viene a conoscenza. In questo caso lo Stato ne è venuto a conoscenza soltanto nel settembre 2017, rispetto a una vicenda che era cominciata già molto prima, nel 2016, e che era sfociata in questo episodio di violenza non grave del dicembre 2016" e che è stato denunciato soltanto nove mesi dopo. "Credo che bisogna rispettare la libertà di autodeterminazione della persona offesa - dice ancora La Malfa - e delle scelte che inducono una donna a richiedere l'intervento dell'autorità giudiziaria soltanto in un momento particolare della sua vita piuttosto che in un altro".

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