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Economia

Acque minerali, Legambiente boccia la Puglia: "Si fanno gli interessi degli imbottigliatori"

Presentati i risultati dell'indagine "Regioni imbottigliate" sui canoni di concessione per le acque minerali, realizzata in collaborazione con Altreconomia: introiti enormi per le aziende, basso ritorno per la Regione e alti costi per i cittadini e per l'ambiente

Un business che non conosce crisi e che continua a crescere, garantendo enormi profitti alle aziende, ma con pochissimi vantaggi per le Regioni e costi altissimi per i consumatori e per l'ambiente.

È questo il quadro che emerge da “Regioni Imbottigliate”, l’indagine annuale di Legambiente e Altreconomia sui canoni di imbottigliamento dell’acqua. E, in un quadro nazionale che vede le aziende largamente favorite a scapito di ambiente e cittadini, anche la Puglia non si distingue positivamente.

"Ancora una volta il dossier 'Regioni Imbottigliate' di Legambiente e Altreconomia boccia la Regione Puglia perché continua a far pagare le società che imbottigliano l’acqua in funzione degli ettari dati in concessione e non sulla base dei metri cubi di acqua emunta o imbottigliata, con un ritorno economico assolutamente irrisorio, nonostante la risorsa alla base del profitto sia un bene comune che appartiene alla collettività - ha sottolineato Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia - Se, invece, si applicasse un canone minimo nazionale pari ad almeno 20 euro al metro cubo imbottigliato, ovvero 0,02 euro al litro imbottigliato (un ordine di grandezza minore rispetto al prezzo medio di vendita che si aggira intorno ai 20 centesimi al litro), si arriverebbe ad avere degli introiti molto maggiori. La Regione Puglia potrebbe impiegare tali risorse per le politiche di tutela e gestione della risorsa idrica e per lo stesso miglioramento del Servizio Idrico Integrato ma anche per migliorare la distribuzione dell’acqua potabile nelle nostre case".

Senza contare poi l'enorme impatto sull'ambiente del business delle acque minerali, di cui l'Italia, spiega Legambiente, detiene il primato europeo: 12,4 miliardi di litri imbottigliati, per un giro d’affari da 2,3 miliardi di euro in mano a 156 società e 296 diversi marchi. "Per soddisfare l’incomprensibile sete di acqua minerale - sottolinea il dossier - degli italiani vengono utilizzate oltre 6 miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri, per un totale di più di 450 mila tonnellate di petrolio utilizzate e oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2 emesse. Impatti importanti che garantiscono elevatissimi profitti esclusivamente alle società che gestiscono questo business, agevolate da canoni a macchia di leopardo e sempre estremamente vantaggiosi".

La Puglia non eccelle anche per numero di stabilimenti imbottigliatori: è fanalino di coda, insieme alla Valle d’Aosta, con 3 stabilimenti di imbottigliamento e 4 marche di acque confezionate.

Legambiente ed Altreconomia hanno inoltre calcolato che l’acqua in bottiglia viene mediamente venduta a un prezzo di 0,26€ al litro, mentre alle Regioni le aziende imbottigliatrici pagano in media 2 € ogni 1000 litri, ovvero due millesimi di euro per litro imbottigliato, con ampi margini di guadagno. Quello che gli italiani vanno a pagare, infatti, è rappresentato per più del 90% dai costi della bottiglia, dei trasporti e della pubblicità, unito ovviamente all’enorme guadagno dell’azienda in questione, e solo per l’1% dall’effettivo costo dell’acqua.

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