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Economia

Ex Osram, una multinazionale dell'automotive interessata all'acquisizione. Uil: "Subito un sostegno ai lavoratori"

Si tratterebbe di un'azienda turca ma non si conoscono i dettagli del progetto, mentre è avviata l'interlocuzione con la Regione: in ballo i 120 posti dei lavoratori in cassa integrazione in scadenza

C’è un’azienda interessata a rilevare la ex Osram, oggi Baritech. Si tratterebbe di una multinazionale turca del settore automotive. Non si conoscono i dettagli del progetto e la tipologia delle produzioni ma l’interlocuzione con la task force regionale è già avviata e potrebbe portare al salvataggio di tutti i 120 posti di lavoro dell’ex officina di lampadine. L’investimento totale, diviso in due tranche, si aggirerebbe attorno ai 20 milioni di euro. Più di una manifestazione di interesse che potrebbe rilanciare nei prossimi mesi l’opportunità della cassa integrazione in deroga per i lavoratori, coperti dall’ammortizzare sociale solo fino ad aprile 2022. Di mezzo però c’è anche la trattativa con la srl attuale proprietaria interessata a proseguire per almeno un altro anno la produzione del cosiddetto tessuto non tessuto, melt blown, utilizzato per la confezione delle mascherine, fondamentali per il contrasto alla pandemia Covid. L’azienda puntava a un accordo con Invitalia e i commissari all’emergenza per portare nel sito della zona industriale di Bari, ma non ha avuto alcuna risposta in merito dal governo. Così, lo stabilimento, smaltite le ultime 500 tonnellate di materiale, si fermerà totalmente.

“Sappiamo ben poco di questa trattativa – spiega il segretario Uil Tec Puglia Filippo Lupelli -, a noi preme la situazione attuale. I segretari nazionali e la Regione hanno chiesto più volte un intervento del Mise ma non c’è stata in questi mesi alcuna risposta. Non è mai accaduta una cosa del genere, davanti a una vertenza con oltre 100 lavoratori, che dall’aprile prossimo rimarranno senza la copertura dell’ammortizzatore sociale e senza nessuna fonte di reddito. Il progetto della Baritech potrebbe essere valido se pur non risolutivo ma è necessaria la volontà politica perché si realizzi: monopolizzare la produzione del tessuto prendendo le forniture delle gradi fabbriche come  Luxottica . Lo scorso anno quando esplose la pandemia ci trovammo come Paese senza la possibilità di produrre le mascherine, con le difficoltà degli approvvigionamenti dall’estero, a partire dalla Cina. Ora che ci potrebbe essere la possibilità di realizzarle qui in Italia l’ipotesi non sembra interessare, eppure la pandemia c’è ancora. Ma al di là di questo – conclude Lupelli - è la risposta concreta a questi lavoratori che ci interessa”.

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