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La casa è un'emergenza nell'ermergenza. Sunia: "A Bari in 8 mila rischiano lo sfratto ma ci sono 18 mila alloggi liberi"

Nicola Zambetti, segretario del sindacato inquilini della Cgil: "Ci sono anziani e famiglie che a giugno potrebbero essere buttate fuori di casa, eppure i soldi e gli strumenti per aiutarli ci sono"

“Ci sono persone anziane che stanno per essere buttate fuori di casa non perché morose, ma perché è scaduto il contratto: la situazione è drammatica”. L’emergenza casa in Puglia non è mai rientrata. Una situazione già drammatica è peggiorata con la crisi innescata dalla pandemia Covid. I sindacati degli inquilini tornano a lanciare l’allarme e, come Nicola Zambetti, segretario del Sunia Cgil, a snocciolare dati preoccupanti. E nel frattempo annunciano un presidio di protesta a Roma per il 19 febbraio. “In tutta la regione ci sono 10 mila sfratti pendenti, di cui 2 mila solo a Bari. Ciò vuol dire che 40 mila persone rischiano di rimanere senza un tetto. L’emergenza sanitaria ha impedito a migliaia di famiglie di produrre il reddito necessario al pagamento dei canoni di locazione. Gli sfratti per morosità sono per ora bloccati ma proseguono per fine contratto. Quelli continuano a eseguirsi a centinaia, anche a Bari”.

Per questo i sindacati chiedono di graduare gli sfratti e di andare oltre la sospensione prevista dal decreto mille proroghe del governo, per evitare di accumulare ulteriori emergenze, con un rinvio dell’esecuzione. “Vanno bloccati anche gli sfratti per fine locazione – insiste Zambetti – perché ci sono davvero situazioni difficili e non solo, famiglie con problemi costrette a pagare anche le spese legali, nonostante abbiano sempre onorato i canoni di locazione. Come  una signora anziana che abita in via Argiro,  si ritrova a dover pagare 1.800 euro e, non solo, pur potendo pagare l’affitto non trova sul mercato casa dove andare ad abitare, mentre i proprietari di quella attuale vogliono trasformare l’appartamento in un B&b”.A questi casi si aggiungono quelli di famiglie intere che con la pandemia hanno perso il loro reddito di sussistenza, situazione certificata dai servizi sociali del Comune.

“La macchina degli aiuti si messa in moto – sottolinea il segretario Sunia – per far sì che queste persone racimolassero pranzo e cena ma ora è necessario pensare a come farle rimanere sotto un tetto. Se aiutiamo delle famiglie a mangiare chi paga per loro il canone di locazione? È una situazione che si risolve realizzando nuovi alloggi popolari, ma provano a far incontrare domanda e offerta sul patrimonio abitativo esistente, pubblico e privato”. Di qui le proposte rivolte sia al Comune di Bari che all’Anci, presieduta dal sindaco Antonio Decaro. “Abbiamo chiesto all’Anci – aggiunge Zambetti – di sostenere la nostra posizione, quella di un blocco generale degli sfratti con la  possibilità di graduarli attraverso delle commissioni prefettizie. A ciò si potrebbero aggiungere gli incentivi alla proprietà: come il riconoscere la riduzione dell’Imu e le altri tributi ai proprietari che non hanno incassato i canoni. Inoltre abbiamo proposto l’attivazione dell’Agenzia sociale della casa per permettere l’incontro tra domanda e offerta di alloggi: a Bari ce ne sono 18 mila non abitati. Le risorse ci sono. L’agenzia sociale – conclude -  dispone di diversi milioni di euro per aiutare le famiglie nel deposito cauzionale o per le polizze assicurative per coprire, con i fondi regionali per morosità incolpevole e per l’integrazione degli affitti”.

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