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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia San Paolo

"Se toccano uno toccano tutti”: Cobas di Bari contro il licenziamento di un lavoratore all'Interporto e la mancanza di tutele

"È bastato provare a intercettare le istanze dei lavoratori - scrivono per determinare le reazioni dei padroni: minacce di aggressioni fisiche, pressioni e un licenziamento politico da parte delle cooperative che collaborano con la Gls”.

“Se toccano uno toccano tutti”. La scritta rossa su striscione bianco esposta nell’Interporto di Bari a firma del sindacato Cobas prova a far emergere la condizione di precariato dei lavoratori nel comparto della logistica e a difendere un operaio licenziato. “È bastato provare a intercettare le istanze dei lavoratori per determinare le reazioni dei padroni: minacce di aggressioni fisiche, pressioni e un licenziamento inequivocabilmente politico da parte delle cooperative che collaborano con la Gls”.

Oggetto della denuncia la situazione nelle piccole cooperative in subappalto dei giganti della logistica. Il licenziamento sarebbe avvenuto per giustificato motivo che il sindacato ritiene illegittimo, se non addirittura frutto di pressioni, perché il lavoratore in questione si sarebbe avvicinato al sindacato stesso. “Questi attacchi hanno l’intento di piegare sul nascere l'auto organizzazione dei lavoratori – scrive Cobas, che chiama alla responsabilità del grande gruppo Gls dettata dal codice etico che si è dato - e di permettere alle cooperative di continuare sfruttare e umiliare i loro dipendenti”.

Secondo il sindacato sono tanti i lavoratori privi di sostanziali tutele, spesso presenti solo sulla carta, sotto pressione per confermare contratti che si rinnovano nelle piccole cooperative di tre mesi in tre mesi. “Le condizioni di centinaia di lavoratori e lavoratrici dell’interporto – insiste Cobas - sono di totale sfruttamento: demansionamento, ferie non godute, tredicesima e quattordicesima non pagata, assegni di infortunio riscossi dai lavoratori che poi vengono costretti a riconsegnarli ai padroni delle cooperative, orari massacranti che ovviamente non risultano da busta paga, dispositivi di protezione personale insufficienti”. Dopo il volantinaggio di mercoledì 31 marzo, la mobilitazione continua.

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