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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

"Ho dimostrato la mia innocenza, voglio solo tornare a lavorare": il racconto di Glorioso, l'operaio licenziato dalla Skf

Il 36enne dopo oltre due anni ha vinto la causa davanti al tribunale che ha disposto il reintegro nell'azienda metalmeccanica che, però, ha annunciato l'appello: "Insopportabile immaginare che qualcuno possa aver pensato male del mio operato"

Michele Glorioso ha rimesso piede nello stabilimento della Skf, la sua fabbrica, dopo che era stato allontanato per un licenziamento che il giudice del lavoro ha ritenuto illegittimo. Ma lo ha fatto solo per essere sottoposto alle visite mediche di rito, non per tornare a lavorare, perché la multinazionale svedese di componentistica per auto gli ha annunciato che si opporrà alla decisione del tribunale. “Vorrei solo riavere la mia vita professionale, riprendermi la normalità, quella che avevo due anni fa”, dice. L’operaio 36enne fu allontanato perché accusato dalla Skf di aver fatto perdere, assieme a un collega esodato, una commessa da circa 300 mila euro per negligenza, perché dalla linea produttiva dei cuscinetti per auto uscì una serie di pezzi difettosi.

Lei ha sempre respinto quell’accusa, come mai l’azienda insiste?

“Non ho idea, è un accanimento che davvero non mi spiego. Quando si verificò quell’anomalia fermai la macchina e avvertii gli addetti competenti a intervenire, fui io a farlo presente. L’ho dimostrato e il giudice mi ha dato ragione, ha riconosciuto la mia innocenza, davvero non capisco perché insistere. Sono qua, solo per lavorare e tornare a dire a mia figlia di sei anni che suo papà è un operaio di una fabbrica, non un licenziato”.

Amava il suo lavoro?

“Tantissimo. Sono entrato nell’azienda da ragazzo, nel luglio 2007, con un contratto da apprendistato di 42 mesi, poi trasformato a tempo indeterminato. Mi piace il mio lavoro, l’ho fatto sempre con entusiasmo. E quel giorno seppi cosa fare proprio in virtù della buona formazione che avevo ricevuto”.

Come ha vissuto questi due anni di allontanamento, ricorsi e udienze?

“Ho sofferto e trovato la forza grazie alla mia famiglia, pensando sempre che la vita professionale è importante nella vita, me la possono togliere ma non possono togliermi la parte più preziosa. Ho trovato anche la forza nel comitato che mi ha sostenuto, che ha solidarizzato e supportato in tutte le udienze di questi due anni. Certo, la vita è cambiata, non ho più la certezza dello stipendio, non ho la capacità di programmare nulla, neanche il quotidiano. Ho dovuto sospendere anche il mutuo che avevo attivato per la casa”.

Cosa le ha fatto più male di ciò che l’è capitato?

“È stato brutto ricevere una domenica la telefonata che mi avvertiva del procedimento disciplinare a distanza di quattro mesi dall’accaduto. Fu un fulmine a ciel sereno. Dopo 15 giorni, il 18 giugno, mi hanno licenziato per negligenza. Ed è stato ancor più brutto pensare che quell’accusa, suscettibile di varie interpretazioni, potesse far pensare a qualcuno dei miei colleghi che chissà cosa avessi fatto. Ma io ho ripetuto più volte la mia buona fede e la mia innocenza e l’ho dimostrato”.

L’azienda però non sembra essersene convinta

Mi hanno offerto del denaro per lasciare, più di quello offerto al mio collega 56enne che, giustamente, alla sua età, ha accettato. Mi è stato anche offerta la riassunzione tra due anni in un altro sito italiano dell’azienda. Ma questa poteva essere un’offerta dignitosa e rispettosa qualora fossi stato colpevole. Io ho voluto invece dimostrare che sono innocente, che sono qui, disponibile subito a tornare sul mio posto di lavoro. Non desidero altro”.

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