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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Bridgestone, la rabbia degli operai licenziati: "Ciò che è successo qui potrà accadere ancora"

Venerdì scorso sono scattati i licenziamenti per 54 dipendenti, in seguito ad un accordo che ha dato attuazione all'intesa siglata nel 2013 per salvare lo stabilimento dalla chiusura. La rabbia degli ex dipendenti, che questa mattina hanno dato vita ad una protesta davanti ai cancelli della fabbrica

"Noi siamo il punto di riferimento della zona industriale. Hanno iniziato da noi, ma vedendo quello che è successo qui, potrà succedere ancora, anche altri stabilimenti potranno decidere di licenziare". Luigi è uno dei 54 operai della Bridgestone di Bari che venerdì scorso hanno dovuto firmare la lettera di licenziamento.

32 anni, sposato, Luigi aveva cominciato a lavorare nello stabilimento della zona industriale nel 2008, con un contratto a tempo indeterminato. Quel posto in fabbrica, però, venerdì scorso Luigi ha dovuto lasciarlo. Dei licenziamenti, purtroppo, si sapeva da tempo. Nei mesi scorsi, si erano susseguite mobilitazioni e proteste contro 'l'ultimo atto' di un piano che nel settembre 2013 era servito a scongiurare la chiusura dello stabilimento. Un 'salvataggio' che tuttavia ha comportato pesanti sacrifici anche per i lavoratori rimasti in azienda, con tagli agli stipendi, mentre altri, di fronte agli esuberi annunciati, hanno scelto la strada dell'esodo volontario incentivato (in tutto 311). Si è arrivati a fine marzo, quando è stato raggiunto l'accordo per la mobilità degli esuberi (ridotti da 66 a 54).

Poi, venerdì scorso, gli operai sono stati chiamati in fabbrica per firmare le lettere di licenziamento. "Era pomeriggio, stavo dormendo perchè avevo il turno di notte, quando è arrivata la telefonata - racconta Luigi - Altri colleghi, invece, li hanno chiamati di mattina, mentre stavano lavorando, e dopo aver firmato la lettera sono stati accompagnati ai cancelli". Loro, quelli a rischio licenziamento, sapevano che il momento sarebbe arrivato. "Ma fino all'ultimo abbiamo sperato. Speravamo che si potesse trovare un'altra strada". 

Ma a far arrabbiare i lavoratori è stato sopratutto "il silenzio" seguito alla notizia dei licenziamenti. "Le lettere di licenziamento - dice Luigi - sono arrivate venerdì. Per i due giorni successivi, nessuno ha detto nulla, non una parola daok-40-14lle istituzioni. Solo silenzio, come se non fosse successo nulla". E così, per richiamare l'attenzione su ciò è successo, gli ormai ex dipendenti questa mattina hanno organizzato un sit-in di protesta davanti allo stabilimento, insieme ad alcuni rappresentanti del 'Comitato del no' (che sin dal 2013 si era opposto all'accordo) e ad alcuni rappresentanti di Alternativa comunista, bloccando anche la strada per un paio d'ore.

"Ancora una volta - spiega Michele Rizzi di Alternativa comunista - siamo di fronte ad una multinazionale che ha sempre preso soldi pubblici, e che alla fine decide di scaricare una pseudo crisi - perchè una crisi aziendale non c'è - sui lavoratori. Nei fatti noi chiediamo che si ridiscuta tutto, che questi lavoratori siano riassorbiti. Quresto è un primo momento di lotta, il nostro obiettivo è quello di lanciare una mobilitazione a Bari, unendo questa protesta a quella dei lavoratori OM, ad esempio, per rilanciare una vertenza generale del mondo del lavoro contro le multinazionali che vengono in Puglia per prendere soldi pubblici, per poi licenziare o delocalizzare". 

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