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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Bridgestone, attesa per il vertice a Roma. E sulla chiusura spunta l'ipotesi amianto

Domani pomeriggio l'incontro con i vertici europei dell'azienda al Ministero dello Sviluppo economico. Secondo l'Osservatorio nazionale Amianto (Ona) sulla decisione della società potrebbe aver pesato "la paura di innescare un'altra 'bomba' Ilva"

Domani sarà un giorno cruciale per la vertenza Bridgestone. Tutta l'attenzione sarà puntata su Roma, dove nel primo pomeriggio, presso il Ministero dello Sviluppo economico, si svolgerà l'incontro tra sindacati, istituzioni locali e vertici europei dell'azienda per discutere del futuro dello stabilimento barese.

"BOYCOTT BRIDGESTONE" - Ieri intanto Comune e Regione hanno lanciato la campagna di comunicazione contro la chiusura della fabbrica, offrendo il proprio sostegno all'iniziativa di boicottaggio dei prodotti Bridgestone nata spontaneamente qualche giorno fa sul web per iniziativa di alcuni rivenditori di pneumatici. "Difenderemo con le unghie e con i denti lo stabilimento barese della Bridgestone, che è un fiore all'occhiello", ha detto Vendola incontrando i lavoratori e presentando l'iniziativa. Un "no"  compatto alla chiusura della Bridgestone è arrivato da tutte le forze politiche del Consiglio regionale, che all'unanimità ha votato un'ordine del giorno contro la dismissione della fabbrica, ritenuta assolutamente immotivata dal momento che lo stabilimento barese è da cinquant’anni ritenuto un fiore all’occhiello, uno dei sei in Europa dove si producono pneumatici d’eccellenza (usati dalla BMW). L'impianto barese, inoltre, l'anno scorso ha chiuso con utile certificato di 6 milioni di euro, ragion  per cui non regge la motivazione, avanzata dalla società, di una chiusura legata alla crisi e ai costi eccessivi della fabbrica.

IPOTESI AMIANTO: VIA PER EVITARE VERTENZE? - Quello che risulta più difficile comprendere dell'intera vicenda Bridgestone, infatti, è il motivo per cui l'azienda giapponese abbia deciso di chiudere una fabbrica comunque in attivo, giudicata anche all'avanguardia dal punto di vista degli impianti produttivi. In questi giorni si è fatta strada l'ipotesi di un trasferimento della produzione nei Paesi dell'Est europeo per risparmiare sui costi della manodopera, ma ad avanzare un'ulteriore ipotesi è l'Osservatorio nazionale Amianto (Ona). Secondo l'Ona ad incidere sulla decisione di chiudere lo stabilimento "potrebbe essere stata la paura di innescare un'altra 'bomba' Ilva". "Infatti, la magistratura barese - ricorda l'Osservatorio in una nota - indaga sui casi di morte e di malattie asbesto-correlate che hanno colpito numerosi dipendenti dell'azienda e, prima che quello dell'azienda nipponica diventi un nuovo caso Ilva, i figli del Sol levante hanno deciso di evitare vertenze di carattere giudiziario e risarcimenti milionari alle vittime, soprattutto".

"Per cautelare gli aventi diritto", il presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, intervenuto a Bari a un'assemblea di dipendenti ed ex dipendenti interessati alle problematiche dell'amianto, ha già annunciato iniziative che riguardano la ex Firestone di Bari-Modugno. "Una prima ipotesi, che seguira' l'inizio di un certo numero di cause civili - sottolinea l'Osservatorio - e' quella di un sequestro conservativo dei beni della societa' perche' siano garantiti i risarcimenti alle vittime. L'altra prospettiva e' quella 'di domandare l'emissione di atto di indirizzo al fine di ottenere per i lavoratori il prepensionamento, in ragione dell'esposizione all'amianto con termine fino al dicembre 2012, utile per avere un moltiplicatore dell'1,5 tanto da poter considerare ogni anno un anno e mezzo e ottenere cosi' la maturazione anticipata del diritto alla pensione"'.

Tuttavia, anche quella dell'Osservatorio Nazionale Amianto resta solo un'ipotesi. A spiegare meglio le motivazioni che stanno spingendo alla chiusura potranno essere gli stessi vertici dell'azienda nell'incontro romano di domani. Nel corso del quale, si spera, possano crearsi margini per avviare una trattativa che salvi i quasi mille posti di lavoro a rischio.

*Ultimo aggiornamento ore 12.50

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