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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Dodici banche per formare 37 universitari, siglata la nuova convenzione

L'Ateneo di Bari e la commissione pugliese dell'Associazione Bancaria Italiana hanno rinnovato stamattina il protocollo per inserire nel mondo creditizio laureandi in Economia, Giurisprudenza e materie umanistiche come Psicologia, Lettere e Filosofia attraverso sei profili professionali

“Con questa convenzione si va oltre i classici piani formativi universitari”. Le parole usate dal rettore dell’Ateneo di Bari, Corrado Petrocelli, servono a spiegare la convenzione che questa mattina è stata firmata tra Università degli Studi e Commissione regionale Abi, una convenzione che porterà 37 laureandi in Economia, Giurisprudenza e materie umanistiche come Psicologia, Lettere e Filosofia, all’interno di 12 banche per seguire sei profili formativi.

Il protocollo, che sarà rinnovato tacitamente ogni due anni, farà in modo che i ragazzi apprendano tutte le professionalità del mondo creditizio anche attraverso il supporto di tutor, uno dell’Ateneo e uno della banca, cosicchè ogni giovane possa essere istradato nel proprio percorso in modo adeguato.

Il rettore è fermamente convinto del processo che, già dal 2007, ha preso il via. Dopo aver messo in evidenza che l’Università di Bari è stata la prima in Italia a sottoscrivere un accordo con l’Associazione Bancaria Italiana, dice: “Stiamo cercando di andare oltre il semplice stage programmato a livello universitario”. Spiega: “C’è un vero e proprio buco tra il conferimento della laurea e l’inserimento professionale. Noi vogliamo colmare questo vuoto rendendo i giovani già pronti e competenti”. E così “le banche investono in capitale umano, cercando anche di prendere il meglio delle idee che possono nascere da un giovane laureato, e noi diamo loro la possibilità di capire come funziona il mondo del lavoro. Sono buone prassi per l’inserimento professionale”. Anche perché l’Ateneo cerca in ogni modo, anche con questo, di contrastare il fenomeno della fuga di cervelli, fenomeno che palesa il fatto che “se i nostri giovani trovano lavoro all’estero non vuol dire che non sappiamo formarli, ma che mancano le opportunità occupazionali. Per questo fuggono”. Il ragionamento fila.

Gli fa eco, dall’altra parte, il presidente dell’Abi Puglia, Alessandro D’Oria che chiude: “I tirocini rappresentano uno strumento centrale per agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro e per realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi”.

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