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L'economia della Puglia nel 2022 supera i 10 miliardi di esportazioni. I dati Istat: 60mila occupati in più

Sul fronte lavoro la città di Bari si colloca al primo posto tra i grandi comuni meridionali e al nono posto tra i grandi comuni italiani con un tasso di occupazione del 54,7% e un tasso di disoccupazione di 8,8 punti percentuali

Le esportazioni della Puglia nel 2022 hanno superato la quota di 10 miliardi di Euro e, nel territorio, vi sono 60mila occupati in più: è uno dei dati principali forniti dalla banca dati Istat per l'anno appena trascorso, fotografando un'economia, come sottolinea la Regione, "in crescita nonostante la pandemia, la guerra in Ucraina, il caro energia e la storica forbice tra Nord e Sud.

Gli occupati, secondo le cifre, passano dai 1,207 milioni del 2021 ai 1,267 milioni del 2022 e superano nettamente il dato precedente la pandemia (nel 2019 il numero di occupati si attestò a 1,216 milioni). Per aumento degli occupati la Puglia nel 2022 è la prima regione nel Mezzogiorno e la quarta in Italia dopo Toscana, Lombardia e Veneto. I 60mila occupati in più innalzano il tasso di occupazione di 2,7 punti percentuali (da 46,7 del 2021 a 49,4 del 2022), e abbassano il tasso di disoccupazione di 2,5 punti percentuali (da 14,6 del 2021 a 12,1 del 2022), mentre il tasso di inattività si riduce di 1,5 punti percentuali.

Il miglioramento si registra anche a livello congiunturale: tra il terzo e il quarto trimestre del 2022, il tasso di occupazione sale di 1,1 punti passando dai 49,6 ai 50,7 punti, mentre in termini assoluti gli occupati aumentano di 25mila unità (da 1,272 milioni del terzo trimestre al 1,297 del 2022). Il tasso di occupazione della Puglia supera quello del Mezzogiorno (pari a 47,1 nel quarto trimestre 2022 e a 46,7 nell’intero anno 2022) di 3,6 punti a livello congiunturale (tra terzo e quarto trimestre 2022) e di 2,7 punti a livello tendenziale (tra 2022 e 2021).

Da segnalare inoltre il record della città di Bari che si colloca al primo posto tra i grandi comuni meridionali e al nono posto tra i grandi comuni italiani con un tasso di occupazione del 54,7% e un tasso di disoccupazione di 8,8 punti percentuali, preceduta da Torino (8,1 punti) e seguita da Palermo (20,6 punti percentuali). “Il motivo della nostra soddisfazione – spiega l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci – non è tanto nei numeri, benché in netto miglioramento rispetto al 2021 e al periodo precedente la pandemia, quanto nella qualità dell’occupazione. L’aumento dei lavoratori in Puglia coinvolge principalmente i dipendenti a tempo indeterminato, che crescono di 38mila unità, e i lavoratori indipendenti, mentre risultano in calo gli occupati a tempo determinato, segno della vitalità delle imprese e degli imprenditori ma anche una risposta alle nostre politiche che hanno generato negli anni un aumento di occupati di oltre 37mila unità, agevolando più di 17mila imprese”.

Positivi anche i risultati sotto il profilo delle esportazioni. La crescita della Puglia nel 2022 rispetto al 2021, è stata nell’anno del 14,8%. “Aver superato per la prima volta dal 2000 il valore dei 10 miliardi di euro – ha sottolineato Delli Noci – è per la Puglia un segnale di resilienza e di apertura internazionale, che ha rappresentato la strategia vincente in un tempo di crisi. Ci soddisfa la crescita rispetto al 2021, ma ancora di più la dinamica particolarmente positiva nei Paesi Extra Ue, verso i quali l’export è cresciuto del 21,9 per cento. È un risultato tangibile anche delle iniziative regionali di promozione verso questi mercati. Crescono inoltre quasi tutti i settori da quelli innovativi, a quelli tradizionali, all’industria culturale, tutti comparti che abbiamo spinto a competere attraverso le nostre iniziative e gli strumenti di agevolazione per le imprese”.

“È sicuramente positivo il dato dei 60mila occupati in più nel 2022 rispetto all’anno precedente in Puglia - commenta il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo - ma la qualità del lavoro e i divari di genere, generazionali e tra territori indicano la necessità di impegno ancora maggiore sul versante occupazionale, anche alla luce numerose vertenze aperte che delle ricadute che il rincaro do materie prime ed energia sta avendo sia sulle imprese che sui redditi delle famiglie. Il primo dato qualitativo che salta all’attenzione è che torna ad aumentare il numero dei lavoratori indipendenti, ben 26mila in più rispetto al 2021. Non vorremmo fosse il risultato di quanto paventato da alcuni economisti rispetto a interventi sul fisco (tipo la flat tax per le partite iva) che rendono per le imprese più conveniente mantenere rapporti di collaborazione che di dipendenza".

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