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Vertenza Om Carrelli Elevatori: il giudice Luigi Pazienza rinvia udienza al 16 ottobre ma invita le parti ad un incontro in tempi brevi per dare delle risposte chiare

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

"Ci riteniamo parzialmente soddisfatti per l'esito dell'udienza odierna in merito alla richiesta di sequestro cautelativo o meglio il blocco conservativo di tutti i beni aziendali fino alla risoluzione della controversia, nonchè dei 260 carrelli elevatori prodotti in questo periodo , il cui valore si aggira a 5milioni di euro, cifra equivalente all'importo che l'azienda dovrebbe pagare al termine della cassa integrazione (giugno 2014) ai lavoratori per incentivi all'esodo e TFR."

Sono le prime affermazioni di Nicola Lorusso e Donato Pascazio della segreteria FIM CISL di Bari, al termine dell'udienza odierna nel tribunale di Bari. Il giudice Luigi Pazienza ha invitato i legali, le rappresentanze sindacali, la Kion e eventuali terzi soggetti interessati all'acquisizione dell'azienda ad un incontro che chiarisca intenti e volontà reali. La riunione dovrebbe tenersi prima del 16 ottobre, data della seconda udienza, in occasione della quale il giudice vuole sapere se esistono realmente soggetti interessati alla prosecuzione della vita lavorativa della società. Secondo quanto è stato detto, la Kion impedirebbe alle parti interessate all'acquisizione, l'ingresso in azienda, disattendendo così l'impegno secondo il quale la proprietà avrebbe ceduto gratuitamente il sito e gli impianti a chi ne fosse stato interessato.

Dunque la soluzione migliore, sarebbe un accordo in tempi brevi che salvaguardi il diritto dei lavoratori a ben comprendere cosa sta accadendo. Il giudice non si è nemmeno espresso in merito alla richiesta dei legali della Kion di ordinare la sospensione dei picchettaggi, da parte dei lavoratori esasperati. Due anni fa, ricordiamo la società Kion proprietaria dello stabilimento OM, aveva annunciato la chiusura della sede barese, mettendo a rischio 224 posti di lavoro.

Da cinque mesi, ormai, i lavoratori sono in presidio permanente davanti ai cancelli dopo il fallimento di tutte le trattative per la reindustrializzazione dell'impianto e dopo che diverse altre aziende hanno tentato di rilevare lo stabilimento. In un incontro di alcune settimane fa presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico, è stata prospettata alle rappresentanze sindacali la possibilità di un interessamento da parte di due nuove aziende.

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