L'8 marzo, le donne e il lavoro: "Con la pandemia disuguaglianze accentuate. Il Pnrr opportunità, ma serve un sistema di welfare adeguato"
A colloquio Gigia Bucci, segretaria della Cgil Bari: in Puglia, l'occupazione femminile è ferma al 32,5%, mentre la crisi pandemica ha aggravato ostacoli e disparità di genere. "Servono cambiamento culturale e sostegni adeguati. Le risorse del Pnrr? Si aprano tavoli di confronto coinvolgendo le donne"
Disoccupate o sottopagate, ancora troppo spesso costrette a scegliere tra famiglia e lavoro, a rinunciare all'occupazione perché schiacciate da quei carichi di cura in ambito familiare che ancora pesano quasi esclusivamente sulle donne, mentre i sostegni offerti dal welfare continuano ad essere troppo deboli, quando non del tutto assenti. Quando si parla di lavoro femminile, difficoltà e disuguaglianze sono (purtroppo) tanto note quanto radicate. E in questo 8 marzo a due anni dallo scoppio della pandemia Covid, è allo stesso tempo evidente quanto la crisi legata all'emergenza sanitaria abbia contribuito a mettere a nudo e ad accentuare quelle disparità, quegli ostacoli. Un quadro in cui la Puglia non fa eccezione.
"La Puglia rispecchia il trend nazionale, che ha visto durante la pandemia la perdita più alta, in punti percentuali, di lavoro giovanile e femminile - afferma Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Bari - Le donne, insieme ai giovani, sono coloro che hanno pagato il prezzo più alto nella crisi pandemica, che ha messo in luce un elemento che noi denunciavamo da tempo, ovvero che il lavoro di cura è ancora declinato tutto al femminile. E di fronte a un sistema del welfare in crisi, sono le donne che hanno dovuto rinunciare al lavoro. Ricordiamo che, a livello nazionale, il 98% delle persone che hanno perso il lavoro o che sono state costrette a rinunciarci era costituito da donne".
Le difficoltà incontrate dalle donne a entrare nel mercato del lavoro in Puglia diventano evidenti se si guarda ai dati, illustrati nelle scorse settimane dalla stessa Cgil, con un tasso di occupazione femminile del 32,5% (elaborazione Anpal sulla base di dati Istat 2020), e un tasso di inattività del 60,6%. Ostacoli e disparità, però, non riguardano soltanto l'accesso al mondo del lavoro, ma anche le condizioni che caratterizzano il lavoro femminile. "Le difficoltà nel conciliare i tempi di vita e lavoro, quelle di garantirsi una tutela vera della maternità attraverso sistemi di welfare - ricorda Bucci - la difficoltà di distribuire equamente i carichi familiari tra uomo e donna, senza dimenticare l'aspetto delle molestie sul lavoro". E ancora, a pesare in maniera significativa, c'è quel 'Gender pay gap' che vede le donne, a parità di ruolo e di mansione, ricevere una retribuzione inferiore rispetto agli uomini.
Ma se la pandemia, sotto molti aspetti, "ha riportato indietro le lancette" azzerando progressi che pure erano stati fatti in tema di lavoro femminile, "anche - sottolinea Bucci - dal punto di vista della stessa consapevolezza delle donne rispetto a certe problematiche come il Gender pay gap", qual è allora la strada da seguire per tentare di porre rimedio a disuguaglianze nel frattempo diventate sempre più forti? In Puglia, l'approvazione di una legge sulla parità retributiva di genere (avvenuta a settembre scorso, poco prima di quella approvata a livello nazionale) ha rappresentato - commenta la segretaria della Cgil Bari - "un elemento politico e culturale molto importante", ma non basta. "Una legge non risolve il problema, è necessario che si creino le condizioni nel territorio per garantire ciò che una legge prevede, a partire dalle piccole aziende. Serve un cambiamento culturale, e serve un sistema di welfare integrato, con asili nido pubblici e aziendali, con il riconoscimento dei congedi di maternità, un sistema che consenta alla donna, al pari dell'uomo, di poter decidere di fare carriera, di poter esercitare il diritto alla propria emancipazione professionale".
Lungo il percorso per ridurre gap e divari di genere nel mondo del lavoro un'importante opportunità è rappresentata dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). "Alcune misure racchiuse nel piano intervengono per colmare il gender pay gap e per superare questa subalternità di genere attraverso una equa distribuzione dei carichi, garantendo percorsi di formazione e crescita nelle imprese anche per le donne". Anche in questo caso, però, occorre andare oltre quanto previsto sulla carta, per attuare misure che possano concretamente contribuire a ridurre le disuguaglianze: "Per raggiungere gli obiettivi - evidenzia Bucci - è necessario che la politica investa le risorse nel modo giusto. E se quelle risorse devono contribuire a risolvere problematiche che riguardano le donne, è giusto che a indirizzarne l'utilizzo siano le donne. Si può fare, istituendo delle commissioni, avviando dei percorsi di ascolto e di coinvolgimento delle donne a tutti i livelli, aprendosi al territorio. Conoscere le difficoltà che incontrano ogni giorno, può essere utile per veicolare meglio le risorse e raggiungere gli obiettivi".
(Foto Cgil Puglia)