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Economia Santeramo in Colle

Natuzzi, sit-in dei lavoratori a Santeramo. Vendola: "Piano irragionevole"

All'indomani della decisione dell'azienda sugli esuberi, lavoratori di tutti gli stabilimenti incrociano le braccia

E' il giorno della protesta negli stabilimenti della Natuzzi, a seguito dell'annuncio dell'azienda di procedere a un drastico taglio di 1726 lavoratori, con la chiusura degli impianti di Matera e Ginosa. Dalle prime ore del mattino centinaia di operai provenienti dalla Basilicata e dalle province di Taranto e Bari stanno facendo sentire la loro voce davanti ai cancelli della sede centrale di Santeramo. In precedenza si erano riuniti in assemblee spontanee. Tra loro c'è scoramento misto a rabbia e delusione dopo 11 anni di cassa integrazione, culminata con l'ipotesi sempre più concreta di licenziamento.

Il governatore pugliese Nichi Vendola chiede l'intervento del ministro per lo Sviluppo, Zanonato: "Ho chiesto l’immediata convocazione, presso il Ministero, di un Tavolo nazionale dedicato alla ricerca di possibili soluzioni per la vertenza Natuzzi che, in queste ore, sta prendendo una piega assolutamente inaccettabile e pericolosa. Prendiamo atto - prosegue il governatore - che il piano industriale, presentato questa mattina a Roma, presso la sede di Confindustria, è un piano di lacrime e sangue, che va oltre ogni ragionevole condivisione. E’ però indispensabile, a questo punto, che intervenga il Governo nazionale e che intervenga con serie e credibili proposte di politica industriale che, fino a questo momento, hanno più brillato per assenza che non per efficienza e concretezza". 

Vendola conferma il sostegno della Regione agli operai: "Vorrei rassicurare tutti i lavoratori che la Task force regionale per l’occupazione, e la Giunta regionale nel suo complesso, saranno sempre al loro fianco per percorerre insieme tutte le strade possibili e necessarie per l’individuazione di soluzioni positive. Vorrei infine ricordare, anche a Pasquale Natuzzi, il lavoro straordinario e faticoso che abbiamo dovuto portare avanti in questi anni per chiudere l’Accordo di Programma sul mobile imbottito della Murgia, accordo che prevede risorse per ben 101 milioni di euro. Ora la sfida - conclude -  condivisa con imprenditori, sindacati, istituzioni e lavoratori, è quella di saper guardare oltre, oltre il mobile imbottito, innovando contenuti e processi e lavorando per la costruzione del distretto della Casa e dell’Arredo”.

Determinata a proseguire la lotta è la Fillea Cgil: "Per ora siamo in sciopero - afferma Ignazio Savino, segretario barese -  aspettando che si creino le condizioni per una trattativa, anche se l'annuncio dato ieri dall'azienda non lascia molti margini. Dire che ci sono 1.726 esuberi non trattabili, senza voler far ricorso agli strumenti pure disponibili come i fondi dell'Accordo di Programma o la cassa integrazione straordinaria, per noi è inaccettabile, e vuol dire soltanto una cosa: che l'azienda ha deciso di andare via. Non abbiamo un interlocutore. Dietro quei 1.726 licenziamenti ci sono altrettante famiglie, e mandare a casa quei lavoratori significa andare ad impoverire ancora di più un territorio che non ha altra realtà industriale se non quella del distretto del salotto".

Anche la Uil, intanto, commenta la decisione presa da Pasquale Natuzzi: "La Natuzzi, ancora una volta - affermano il segretario generale regionale, Aldo Pugliese e il segretario generale lucano Fillea Uil, Salvatore Bevilacqua -  non si smentisce. Mentre a Bari ha manifestato, appena pochi giorni fa, amore incondizionato nei confronti dei propri lavoratori degli stabilimenti italiani, definendoli componenti fondamentali della famiglia aziendale, a Roma fa marcia indietro, presentando uno sciagurato piano industriale e dimostrando di appartenere alla peggior razza padrona del territorio''. I dirigenti sindacali definiscono la decisione "gravissima" sopratutto "in considerazione del fatto che da undici anni ormai 1900 lavoratori convivono con la cassa integrazione e che, nel frattempo, l'azienda ha delocalizzato il 70% della propria produzione all'estero, nello specifico in Romania, in Cina e in Brasile''.

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